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Il pm condannato è ancora al suo posto e continua a far danni

Michele Ruggiero è stato punito in Cassazione per violenza privata ai danni di alcuni testi. Ma il Csm lo ignora

Il pm condannato è ancora al suo posto e continua a far danni

A i flop non c'è mai fine. Specie se chi ha le armi per bloccarli rimane con le mani in mano. Chi nasce tondo non può morire quadrato, recita un adagio popolare che potrebbe ben fotografare il caso del pm Michele Ruggiero, condannato a febbraio in via definitiva a sei mesi di reclusione dalla Cassazione per violenza privata ai danni di alcuni testi e ancora in servizio a perseguire gli stessi reati, cioè quelli contro la Pubblica Amministrazione. E a collezionare ancora débâcle.

È il 21 aprile 2022 quando l'ex pubblico ministero di Trani, oggi sostituto procuratore della Repubblica presso la procura di Bari, coordina un'inchiesta su alcuni appalti pilotati in cambio di consenso elettorali e favori al Comune di Polignano. Inchiesta che porta all'arresto di cinque persone, tra cui il sindaco della città che ha dato i natali al cantante Modugno nonché presidente dell'Anci Puglia, Domenico Vitto. Il primo cittadino, accusato di tentata concussione e calunnia, nega ogni accusa, si dimette qualche settimana dopo per non influenzare la campagna elettorale in corso e giura che dimostrerà la sua totale estraneità dalle accuse. Dal canto suo, il pm Ruggiero sostiene che Vitto ha preteso una tangente di 100mila euro dall'imprenditore Michele Lestingi per l'organizzazione dell'evento Meraviglioso Natale del 2018.

Bene, a distanza di un anno, la procura di Bari ha cambiato idea. Contrordine. Vitto deve essere archiviato perché non è stato lui a chiedere mazzette né a commettere il reato di calunnia. Accuse stralciate, insomma. E non solo per Vitto. Infatti, la Procura ha chiesto l'archiviazione anche per altri cinque indagati per vari reati. Vitto rischia comunque il rinvio a giudizio per corruzione e turbativa d'asta per un altro - presunto - appalto truccato per la riqualificazione, da 850mila euro, del lungomare di Polignano. Ma qui il punto non è Vitto, su cui la giustizia farà il suo corso. Qui parliamo di un modus operandi che torna a ripetersi quando ciò non dovrebbe essere reso possibile. Parliamo dell'operato di un pm che è ancora al suo posto nonostante una condotta illegale certificata. «Tua moglie lo sa cosa hai fatto?»; «Dal carcere c'è una visuale sul mare stupenda e secondo me a lei col problema che c'ha le fa pure bene..»; «Possiamo impegnarci per farla stare con il caldo che fa al fresco...». Sono solo alcune delle frasi pronunciate da Ruggiero e rivolte a tre testimoni allo scopo di spingerli ad ammettere di essere al corrente del pagamento di tangenti a un imputato nel secondo filone dell'inchiesta «Sistema Trani». L'operato di Ruggiero annovera anche una serie di flop giudiziari e di inchieste finite in una bolla di sapone. Il tutto a spese del contribuente, quando a farle non è qualche imputato vittima di malagiustizia. Qualche esempio? Quella sulla correlazione tra vaccini e autismo, quella sulla Deutsche Bank, quella sui presunti complotti contro l'Italia da parte delle agenzie di rating. Tutto finito nel nulla. C'è poi l'inchiesta del 2014 nei confronti dell'ex sindaco di centrodestra Luigi Riserbato, indagato per ipotetica associazione a delinquere e altri quattro capi di imputazione e assolto nel febbraio 2023 dopo otto anni di calvario per non aver commesso il fatto. Anche in quel caso l'arresto avvenne a ridosso della campagna elettorale e determinò le dimissioni del primo cittadino con conseguente stravolgimento dell'esito elettorale. Ma questi sono dettagli. La questione qui è la credibilità delle istituzioni e della magistratura stessa. Sono passati tre mesi e il Csm non ha ancora mosso un dito nei confronti di Ruggiero né ha avviato l'iter per un procedimento disciplinare. Nel frattempo lui continua a lavorare senza aver subito nemmeno un trasferimento di sfere di competenze, almeno. Al contrario, seguitando ad esercitare le sue funzioni. E il dubbio che lo faccia utilizzando metodi illeciti come gli stessi per i quali è stato condannato non lo potrà emendare nessun colpo di spugna. Perché sta scritto nero su bianco.

E non si può cancellare.

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