Pnrr, c'è la terza rata. E la Schlein sulle armi fa l'occhiolino a Conte

Fitto smonta le accuse: "Basta falsa narrazione". Elly sulla guerra vira sui 5s

Pnrr, c'è la terza rata. E la Schlein sulle armi fa l'occhiolino a Conte
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Il governo Meloni porta a casa i 19 miliardi di euro previsti con la terza rata del Pnrr: il via libera da parte della commissione Ue è atteso nei prossimi giorni. Il ministro per gli Affari regionali e l'attuazione del Pnrr Raffaele Fitto smonta la narrazione delle opposizioni e in Aula, sia alla Camera che al Senato dove si discutono le mozioni sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, snocciola numeri e tempi sull'erogazione della terza trance dei fondi.

«Il governo si è insediato a fine ottobre, è singolare che si tenti di attribuire queste responsabilità all'attuale governo» dice Fitto intervenendo in Senato. «Gli obiettivi erano 55, abbiamo trovato 25 obiettivi raggiunti a quella data, abbiamo predisposto il lavoro per gli altri 30 obiettivi, abbiamo avviato una fase di verifica con la commissione Ue. La fase di verifica spiega il ministro - è in via di definizione, abbiamo recepito molti suggerimenti che hanno cambiato alcune scelte. Siamo in dirittura d'arrivo sulla terza rata non abbiamo avuto contrasti con la Ue, basta con questa falsa narrazione». Questione di ore. Al massimo giorni per l'ok al finanziamento.

A Montecitorio la segretaria del Pd Elly Schlein aveva provato a incalzare l'esecutivo sui ritardi: «Avete fatto fatica a chiudere gli ultimi 55 obiettivi del 2022. La terza rata, quella di 19 miliardi, ancora non è stata confermata ed erogata. È ancora più grave ascoltare a giorni alterni esponenti della maggioranza che dichiarano di voler rinunciare a risorse che abbiamo ottenuto con tanta fatica. Per questo chiediamo al governo di fare chiarezza e di fare una grande operazione verità e trasparenza». Un affondo che però, dopo la replica di Fitto, si rivela un buco nell'acqua. Con lo sblocco dei fondi si accelera la realizzazione dei progetti che vanno dall'Arsenale di Venezia ai treni per Matera.

La giornata parlamentare di ieri segna un altro passo (decisivo) del Pd verso la deriva pacifista del M5s. In Senato Pd, M5s, Verdi e Sinistra italiana presentano una mozione per chiedere al governo italiano di escludere l'utilizzo delle risorse di pertinenza del Pnrr per la produzione di armi e munizioni in conseguenza degli aiuti forniti all'Ucraina. Non c'è questa opzione, al momento, tra le misure da finanziare con i soldi del Pnrr. il ministro Fitto rassicura i pacifisti: «Ho avuto modo già di dirlo in modo chiaro durante il dibattito al Senato in risposta ad una interrogazione. Il governo Meloni non ha alcuna intenzione di utilizzare le risorse del Pnrr per interventi che possano finanziare le armi». Il governo dà parere favorevole e vota la parte sul no ai fondi Pnrr per l'acquisto di armi. Proprio a dimostrazione che si tratta di un'ipotesi campata in aria. Al Pd non importa, Schlein vuole lanciare un messaggio politico di avvicinamento alle posizioni di Giuseppe Conte. Una mossa politica che sposta i democratici nel fronte anti-atlantico e che liquida con un colpo di spugna le resistenze dei riformisti Delrio, Guerini, Alfieri. A sottolineare l'importanza della mozione Pd c'è la prima firma di Francesco Boccia, capogruppo e fedelissimo di Schlein. È un regalino per il leader grillino dopo l'abbraccio in piazza sabato scorso. Nel Pd tutti sono disorientati dal blitz di Schlein e Boccia. «Non se so nulla. Non si capisce questo eccesso di pacifismo» dice al Giornale un senatore.

Circa tre settimane fa, la segretaria del Pd aveva espresso, in vista di un voto dell'Europarlamento, una posizione simile a quella contenuta nella mozione di oggi, che però non era stata seguita da tutti gli eletti italiani del gruppo Sd, che avevano dato in maggioranza il via libera alla facoltà per i singoli governi di accedere ad alcune risorse del Recovery per le armi da inviare all'Ucraina.

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