
Carlo Cottarelli entra a gamba tesa nel dibattito scatenato dalla maxi inchiesta sull'urbanistica milanese che ha visto 74 indagati e 6 richieste di arresti (tra cui per l'assessore alla Rigenerazione urbana del Comune di Milano Giancarlo Tancredi e per l'ex presidente della Commissione Paesaggio del Comune di Milano Giuseppe Marinoni). Il tema, secondo Mister Forbici, "non è che si costruiscono grattacieli, ma che non si costruiscono abbastanza case per il ceto medio". E come insegna la legge di mercato non essendoci offerta a sufficienza e con una domanda pressante, i prezzi delle abitazioni sono schizzati alle stelle.
Nello studio commissionato dalle associazioni di imprenditori immobiliari Aspesi, Assimpredil-Ance, Assoimmobiliare nel settembre 2024 l'economista riporta la previsione di crescita della popolazione di Milano: nelle previsioni del Comune si passerebbe da 1.419.100 residenti nel 2023 a 1.483.400 nel 2039. parallelamente i nuclei familiari stanno diventando più piccoli: il numero di persone per famiglia passerebbe da 1,85 unità nel 2023 a 1,76 nel 2039. Da qui la necessità di un aumento della disponibilità di appartamenti anche a parità di popolazione. Facendo due conti significa 5mila nuovi appartamenti ogni anno solo per soddisfare l'aumento delle famiglie residenti.
Finora il Comune guidato da Beppe Sala (foto) ha cercato di risolvere la "fame abitativa" del ceto medio imponendo una quota di edilizia residenziale nei progetti di sviluppo immobiliare - che oscilla tra il 50 e il 70% - quota troppo alta, secondo Cottarelli, e come hanno confermato a più riprese gli imprenditori, da rendere insostenibile economicamente l'operazione. La riprova sarebbe che gli ultimi bandi pubblici sarebbero andati deserti con il risultato che non si costruiscono alloggi Ers nè a prezzi di mercato. Quali opzioni restano per far ripartire lo sviluppo immobiliare a Milano? si chiede l'economista. "Primo, una riduzione della quota in ERS al 15/20%, secondo un taglio drastico dei tempi morti burocratici, che se di per sé non sufficiente a rendere il progetto sostenibile, ridurrebbe gli oneri finanziari e altri costi legati all'incertezza sui tempi di realizzazione. Terzo il ritorno alla cosiddetta edilizia convenzionata regionaleche comportava un prezzo più alto di vendita rispetto a quello attualmente praticato per la ERS. Infine il Comune potrebbe porre come base d'asta per i terreni prezzi molto bassi".
Ed è questa la strada che l'amministrazione milanese ha intrapreso a ottobre con il lancio del Piano straordinario per la casa che prevede la costruzione di 10mila alloggi (6.500 a Milano e 3.500 nell'hinterland) in 10 anni da mettere in affitto permanente a 80 euro al metro quadro annuo. Il piano dovrebbe rispondere al fabbisogno abitativo della fascia media della popolazione, ovvero quella con reddito tra 1.500 e 2.500 euro al mese. Come? Mettendo a disposizione le aree di proprietà pubblica gratuitamente per gli operatori. Nella prima fase, il Comune ha messo a disposizione circa 300mila metri quadrati di aree a valore simbolico o cedendo il diritto di superficie, scelte in base all'accessibilità ai servizi e al trasporto, all'impatto ambientale degli interventi e alla ricaduta positiva sui quartieri. Sono stati individuati così 21 siti.
Al momento il
Comune ha lanciato due bandi per le prime 8 aree ricevendo a maggio 24 manifestazioni d'interesse da parte di 14 operatori - tra privati e soggetti del terzo settore - per realizzare i primi 3mila alloggi a canone calmierato.