Pochi e dispersi. Ma gli unici capaci di far male

Nati nel 2003 sono il nocciolo duro del terrorismo. E le Br? Rimpiazzate dagli islamisti

Stefano Zurlo

Li chiamano con poca fantasia «Faisti». Perché si riconoscono nel cartello della Federazione anarchica informale. Una ventina, forse meno, secondo gli esperti dell'Antiterrorismo. Rappresentano l'unica vera minaccia sul fronte dell'eversione made in Italy e da molti anni piazzano bombe e spediscono subdoli pacchi esplosivi. «La loro fluidità, l'assenza di un'organizzazione vera e propria, la loro struttura orizzontale e non verticale ha permesso loro di sopravvivere a indagini e inchieste», spiega il giudice milanese Guido Salvini che a lungo ha studiato l'estremismo nel nostro Paese. E però se si va a vedere con attenzione ci si rende conto che siamo davanti a un circolo ristrettissimo di nomi. Sempre gli stessi. Alcuni militanti, lambiti dalle inchieste sull'attentato a Palazzo Marino nel 1997, ritornano fra quelli ammanettati ieri a Torino. E allora proprio Salvini disse al Giornale quel che oggi ripetono i vertici della polizia: «Gli anarchici sono gli unici attrezzati in Italia per colpire e fare male. Le Brigate rosse invece sono solo l'ombra remota di quel che furono». Negli anni Ottanta le Br, già in grave difficoltà, si frantumano in diversi tronconi, in un caleidoscopio di sigle. In sostanza, si affermano due tendenze: la Prima posizione, più militarista, e la Seconda posizione, più movimentista. Ma i tentativi di resuscitare la vecchia macchina da guerra che aveva messo in ginocchio lo Stato falliscono su entrambi i fronti. Fra il 2003 e il 2004 vengono sgominate le Brigate rosse partito comunista combattente, eredi della linea più ortodossa.La cattura di Nadia Lioce e la morte di Mario Galesi, in un conflitto,a fuoco in cui perde la vita il sovrintendente Emanuele Petri, l'ultimo caduto di una guerra interminabile, segnano la fine di questa follia. «Anche se - spiega al Giornale Filippo Ferri, uno dei detective di quella fortunata inchiesta - non si è mai trovata la pistola Makarov che uccise Marco Biagi e Massimo D'Antona». Qualcuno è riuscito a farla franca, ma non è in grado di ricostruire un gruppo di fuoco. Al massimo, come ha scritto Francesca Musacchio sul Tempo, si nota la presenza di vecchi fiancheggiatori del brigatismo in manifestazioni organizzate da frange estremistiche del mondo universitario o in happening per il diritto alla casa. Ma a quanto risulta,si tratta di percorsi individuali e non c'è nulla di strutturato. Anche il tentativo dell'ala movimentista di rientrare in gioco finisce nel 2007 quando Ilda Boccassini e Guido Salvini smantellano il Partito comunista politico-militare e le sue velleità rivoluzionarie. Da allora le Br, nelle loro diverse declinazioni, diventano sostanzialmente un fenomeno d'archivio. «Negli ultimi anni - conferma Salvini- la radicalizzazione di matrice islamista ha vinto su tutto e ha tolto spazio alle vecchie teorie comuniste. La morte dell'autonomo genovese Giuliano Delnevo in Siria ne è la riprova». Resiste invece la galassia anarchica. Divisa in almeno quattro filoni: la Federazione anarchica italiana che nulla ha a che fare con la Fai degli informali che invece è nata ufficialmente nel 2003 ed è in questo momento il nocciolo duro del terrorismo tricolore. Sono sempre i Faisti ad impugnare la pistola che nel 2012 ferisce il dirigente dell'Ansaldo Roberto Adinolfi, un evento anomalo perché mai gli anarchici avevano premuto il grilletto e si erano sempre affidati all'esplosivo. Ci sono poi i seguaci di Alfredo Maria Bonanno, ortodossi, e infine i movimentisti, che a differenza dei Faisti, amano la piazza e cercano rapporti con l'area No Tav e con i centri sociali più duri. Alcuni di loro sono stati arrestati per i sabotaggi ai cantieri dell'Alta velocità e per gli scontri, pesantissimi, con le forze dell'ordine in Val di Susa, ma è difficile, anzi azzardato, paragonarli alle avanguardie della Fai.

Che invece hanno ripetutamente dimostrato di voler andare fino in fondo: ad esempio alla Crocetta di Torino nel 2007 quando una seconda e una terza carica, ritardate, deflagrarono all'arrivo delle divise dopo il primo botto. E sono sempre quelli della Fai ad aver stabilito contatti, sia pure virtuali, con gli anarchici greci e di altri Paesi.

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