Politica estera

Polveriera Kosovo, boicottaggio dei serbi

Tensione a Pristina. Scontro Vucic-Kurti. La Nato: pronti a intervenire

Polveriera Kosovo, boicottaggio dei serbi

Cresce la tensione in Kosovo, il Paese dell'ex Jugoslavia a maggioranza albanese che ha dichiarato la propria indipendenza dalla Serbia nel 2008 sotto l'egida della Nato, indipendenza mai riconosciuta da Belgrado.

Pochi giorni dopo il vertice di Berlino sui Paesi balcanici nel corso del quale il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha chiesto ai due Paesi di «accelerare il processo di normalizzazione tra Serbia e Kosovo», anche in considerazione del fatto che il conflitto in Ucraina ha reso questa regione particolarmente strategica, ieri ci sono state le dimissioni di massa del personale serbo in servizio nelle istituzioni pubbliche kosovare, a partire dai dieci deputati di Srpska Lista, la maggiore forza politica dei serbi del Kosovo, per proseguire con i giudici e il personale amministrativo dei tribunali e oltre 300 poliziotti che, recandosi nei vari commissariati, hanno consegnato uniformi e armi in dotazione. «Sono venuto per dimettermi, non se ne poteva più ed era tempo di farlo, dovevamo farlo anche prima», ha detto uno degli agenti a Kosovska Mitrovica, citato dai media serbi».

La protesta clamorosa e con pochi precedenti fa seguito alla protesta ufficiale amnifestata sabato dai rappresentanti politici della minoranza serba del Kosovo contro la politica di Pristina che ostacola il riconoscimento della Associazione dei comuni serbi e di recente ha anche vietato l'uso di targhe serbe nel territorio. Poi domenica una grande manifestazione nel settore nord di Kosovska Mitrovica, la «capitale» serba del Kosovo, con 10mila persone in piazza a denunciato la politica discriminatoria e di odio nei confronti dei serbi condotta dal presidente kosovaro Albin Kurti.

La comunità politica europea è in allarme. Nessuno ha interesse ad alimentare la tensione nei Balcani, regione tradizionalmente instabile soprattutto a causa di conflitti etnici. Il Kosovo, storicamente a maggioranza albanese di religione islamica, per buona parte del Novecento ha avuto una cospicua minoranza serba, pari a circa il 30 per cento. Poi la percentuale è molto scesa e al censimento del 2011 rappresentavano appena l'1,5 per cento della popolazione complessiva. Una nicchia rumorosa, perché sostenuta dal governo di Belgrado, che continua a rivendicare il Kosovo armato in Ucraina.

Proccupata la Nato. «Ho parlato con Vucic e Kurti sulla situazione di tensione nel nord del Kosovo e ho esortato entrambi ad astenersi da qualsiasi azione unilaterale che possa innescare un'escalation. Il dialogo è l'unica strada percorribile. La missione della Nato (Kfor) rimane vigile», ha twittato il segretario generale Jens Stoltenberg. E l'Ue.

«Se abbiamo sul suolo europeo un punto caldo tra Serbia e Kosovo, perché l'escalation tra loro continua, nessuno può impedire che si verifichino incidenti spiacevoli che possono sfociare nella violenza», i timori di Peter Stano, portavoce dell'Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza.

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