 
Possiamo dire che Massimiliano Fuksas sia uno dei più celebri e prestigiosi architetti italiani. Forse è il numero uno. Apprezzatissimo all'estero e nel suo paese. Ha 81 anni e viaggia tantissimo. E lavora. L'ho intercettato mentre saliva su un aereo per la Spagna. Gli ho chiesto cosa pensasse del fatto che la Corte dei Conti abbia bloccato l'inizio dei lavori per la costruzione del ponte sullo stretto a Messina. Una nuova invasione del potere giudiziario nel lavoro della politica.
Cosa pensa del blocco?
"Vede, questa è una cosa solo italiana. Io sono uno che gira per il mondo. È incomprensibile una decisione così. Dicono: intanto lo blocchiamo, poi si vede".
Come giudica questa cosa?
"Non riesco neanche a dire: bene o male. Perché manca il fatto. Non è una scelta, è la scelta di impedire una scelta".
È utile il ponte?
"Certo che è utile. È un progetto che va avanti da un secolo e mezzo. Risolve una questione cruciale. È il collegamento tra due pezzi d'Italia. Anche se non sarà perfetto, anche se all'inizio la rete ferroviaria non sarà quella che deve essere, però è uno stimolo. E trasforma l'Italia. Oggi l'Italia è divisa in due. Il ponte la fa diventare una cosa unica. Perciò se ne parla da 150 anni. Il primo a proporre il ponte fu addirittura Garibaldi. Che di unità di Italia se ne intendeva".
Forse è solo uno stop provvisorio?
"Lei non ha idea di quanto costi uno stop in queste cose".
Cosa si può fare?
"Se hanno deciso che non si fa, noi esseri umani cosa possiamo fare? Niente".
La Corte dei Conti ha obiezioni su coperture economiche, normative ambientali, compatibilità con le norme europee.
"Cioè tutto. Ho capito: si riparte da zero. O forse non si riparte più".
Ma anche col parere negativo il governo potrebbe decidere di procedere?
"Ma come fa? Diventerebbe responsabile in solido di qualunque cosa succeda. Tu non puoi essere responsabile in solido di un'opera che vale 15 miliardi".
Secondo lei c'è un boicottaggio?
"Non so se c'è boicottaggio, C'è qualcuno che non lo vuole fare questo ponte e qualcuno che lo vuole fare. È la situazione tipica italiana. In situazioni così qui da noi vince sempre chi non vuole fare".
Questo stop al ponte è una scelta politica?
"Si è deciso, come sempre, che meno si fa meglio si sta".
All'estero è così?
"Sto andando a Barcellona e poi a Bilbao. Lì tutto si muove. La stessa Francia con la sua crisi politica devastante è un paese che produce 140 mila case popolari all'anno. Noi neanche un ponte riusciamo a fare".
Qui da noi però succede sempre così: se il governo fa una cosa la magistratura la blocca
"Questo oggi avviene perché abbiamo un governo di destra che non piace alla magistratura ma se ci fosse stato un governo di sinistra sarebbe successa esattamente la stessa cosa, per altri motivi. La legge nazionale è questa: fermi tutti".
Dal punto di vista tecnico cosa pensa del ponte?
"Il ponte si può fare. È uno dei ponti più grandi al mondo, è vero. Bisogna risolvere dei problemi complessi. Però si può fare. Perché non si fa? Non so. Per inerzia. Per burocrazia".
Come si spiega il blocco?
"Io ogni tanto chiedo: non si è ancora costruito il ponte? Nel frattempo in Cina ne hanno costruiti quattro molto più complicati di questo".
Perché in Italia le grandi opere non si riescono a fare?
"Ma neanche le piccole. Io ho alcuni piccolissimi progetti in Italia ma realizzarli è un'impresa. Perché c'è una articolazione delle leggi (appalti, incarichi, permessi) così strampalata che in qualunque momento la realizzazione dell'opera si può interrompere. E tu non hai nessuna sicurezza. È il sistema amministrativo italiano che va cambiato".
Cosa perde l'Italia a non costruire?
"Ha già perso tantissimo".
Abbiamo imprese capaci di realizzare il ponte?
"Abbiamo grandi imprese che tutto il mondo ci invidia. Imprese capaci, ingegneri capacissimi".
Forse in Italia hanno troppa forza gli ambientalisti?
"In Italia nessuno ha forza. Non c'è il potere. Non esiste il potere. Potere vuol dire decidere qualcosa e realizzarlo. O non realizzarlo. Però decidi tu".
E invece?
"Siamo ancora il paese del Gattopardo. Si lavora per non cambiare nulla".
C'è anche un problema di costi delle opere?
"Un mio amico storico diceva: se leviamo dalla storia le opere che sono costate molto non rimane niente da scrivere per gli storici delle opere In Italia non c'è più la fiducia. Per ritrovare la fiducia devi fare delle scelte. Dice che esagero nel mio pessimismo?".
No no. Io lo registro. Architetto, che messaggio manda alla politica?
"Si mettessero d'accordo: destra, sinistra e centro. D'accordo per riformare questo paese. Questo paese è vecchio. Così non va avanti".