Un confine troppo sottile: essere uno degli ispettori sul crollo del Morandi voluti dal ministro Danilo Toninelli e contemporaneamente uno degli indagati dalla procura di Genova per la stessa tragedia. Un conflitto di interessi a cui si aggiunge l'eco di due consulenze retribuite per Autostrade svolte quando era dipendente ministeriale. Un incrocio che ha portato ieri il dirigente della struttura di Vigilanza sulle concessioni Bruno Santoro a dimettersi dalla commissione voluta da Toninelli per fare luce sul disastro: un organismo che da quando è stato istituito conta così tre addii per ragioni di opportunità.
Ragioni di commistioni tra controllori e controllati, tra ministero e Autostrade, due rami che si sono rivelati talmente contigui da essere finiti entrambi sotto la lente dei pm. Dopo l'ex presidente della commissione Roberto Ferrazza e l'ingegnere Antonio Brencich, ieri è toccato a Santoro, ingegnere e dirigente della struttura ministeriale che vigila sulle concessioni autostradali. Ha lasciato dopo aver ricevuto l'avviso di garanzia per disastro colposo, omicidio colposo plurimo e omicidio stradale. In qualità di ispettore poteva venire a conoscenza di documenti e accertamenti della magistratura sugli stessi indagati. Eppure il ministero, che parla di dimissioni spontanee, blinda la posizione del dipendente, precisando «che appena dal 23 marzo scorso è dirigente della Divisione 1 (Vigilanza tecnica e operativa della rete autostradale in concessione)» e che «non ebbe competenza alcuna sul progetto di manutenzione straordinaria presentato da Autostrade per il Ponte Morandi».
La struttura di vigilanza, composta da varie divisioni, è la stessa che ha approvato il progetto di rinforzo degli stralli del Morandi che Aspi non ha fatto in tempo a realizzare: i pm vogliono verificare quanto il ministero fosse consapevole del pericolo del viadotto. Anche sulle due consulenze in materia di collaudi e manutenzione rivelate dall'Espresso, che Santoro svolse dal 2009 al 2012 per 50mila euro, e dal 2010 al 2013 per 20mila euro, il ministero non ha dubbi: «I collaudi delle opere in concessione vengono regolarmente effettuati dalle strutture del concedente a spese del concessionario. Gli incarichi sono stati debitamente autorizzati anni fa dall'amministrazione, all'epoca in cui Santoro era in servizio presso il Consiglio superiore dei lavori pubblici».
Lo scontro si alza anche tra governo e concessionaria. Nel mezzo, il governatore della Liguria Giovanni Toti, che punta a ricostruire il ponte in fretta con Aspi e Fincantieri. Ma che ieri ha ricevuto l'ennesima doccia fredda. «Autostrade avrà un'altra brutta sorpresa nei prossimi giorni. Io non faccio ricostruire il ponte a chi lo ha fatto crollare» ha detto il vicepremier Luigi Di Maio. «I responsabili si chiamano Autostrade per l'Italia, Atlantia e Benetton. Non possono pensare di farla franca maneggiando un plastico e facendosi belli in conferenza stampa. Noi gli toglieremo le concessioni e non solo, questa è una promessa che abbiamo fatto agli italiani». Che però rischia di allungare i tempi della ripartenza a date indefinite: «Più che brutta sorpresa per Aspi - ha ribattuto il governatore azzurro - vorrei belle sorprese per i cittadini di Genova.
Il governo deve parlare con atti di legge. Spetta ad Aspi intervenire». Ma Toninelli l'ha liquidato così: «Si preoccupi di far rientrare in casa gli sfollati per riprendersi gli effetti personali e di dar loro un nuovo alloggio».