Roma Il vicepremier Luigi Di Maio non ha dubbi. La famiglia Benetton non avrà più niente a che fare con Autostrade per l'Italia. Non gestiranno più la società concessionaria. Allo stesso tempo pensa che dovranno finanziare la ricostruzione del ponte Morandi di Genova, ma senza occuparsene direttamente. A rifare l'opera sarà lo Stato, per garantire la qualità del lavoro.
Se Matteo Salvini presidia il tema immigrazione, il leader M5S insiste sul nodo infrastrutture come tema caratterizzante del suo movimento. Ieri, in un lungo video postato sulla sua pagina Facebook è tornato a parlare del ponte crollato. «Faremo giustizia sulle vittime del ponte Morandi», ha assicurato.
Il riferimento non è ai risarcimenti dovuti alle famiglie coinvolte nella tragedia, ma alla ricostruzione. «Il ponte - assicura il ministro delle Infrastrutture - non lo può ricostruire Autostrade, al massimo possono dare i soldi, ma i lavori devono essere fatti da un'azienda di stato in modo da controllare la qualità della ricostruzione».
L'intervento di Di Maio sui fatti di Genova è arrivato via social media. Obiettivo di tutto l'intervento, sono i concessionari delle Autostrade. «Stiamo per desecretare i contratti di Autostrade e togliergli le concessioni. Sono contratti che nessun imprenditore onesto ha mai potuto vedere», ha assicurato. Nei prossimi giorni, infatti, il ministro per i Trasporti Toninelli, che ha in agenda la sua presenza in commissione Ambiente di Camera e Senato, pubblicherà i contratti di Autostrade.
Confermata l'intenzione di statalizzare tutto. «Quando noi parliamo di nazionalizzazione di Autostrade - ha spiegato Di Maio - lo facciamo perché l'alternativa è ridarle a Benetton». Il vicepresidente del Consiglio di dice sicuro che «nessuno nel governo voglia ridare ai Benetton le autostrade». Riferimento alla Lega e anche al ministro dell'Economia Giovanni Tria, perplesso dai piani su concessione e successiva statalizzazione. La ragione che spinge Di Maio ad escludere i Benetton e «come si sono comportati. Stavano a festeggiare mentre noi stavamo estraendo i morti dalle macerie»
Per il momento a Genova il problema è cosa fare di quello che resta del ponte. La procura ha frenato su una demolizione perché potrebbero essere compromesse delle prove.
Ieri il procuratore di Genova Francesco Cossi ha precisato che se c'è rischio per l'incolumità pubblica, «non fermerò né ostacolerò in alcun modo i lavori per l'abbattimento del ponte, altrimenti si vedrà, si valuterà ogni passaggio con l'aiuto dei nostri consulenti».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.