Populisti col vento in poppa Quattro terremoti per la Ue

Nei prossimi mesi una serie di appuntamenti elettorali potrebbe proiettare al potere i leader della protesta

Populisti col vento in poppa Quattro terremoti per la Ue

E se il 2017 fosse l'anno boom dei populisti? Prima sottovalutati, poi demonizzati, i partiti anti sistema, euroscettici e spesso di destra hanno di fronte elezioni cruciali in Olanda, Francia, Germania e con tutta probabilità in Italia.

La scintilla è scaturita oltre oceano con la vittoria a sorpresa di Donald Trump, ma il vento populista soffia in mezza Europa. Nel marzo 2017 il primo test elettorale coinvolgerà l'Olanda. Non è un caso che il leader populista, Geert Wilders, applaudisse Trump alla convention repubblicana, che lo ha incoronato candidato alla Casa Bianca. Il suo Partito della libertà (Pvv), che propone di fermare «l'islamizzazione dell'Olanda» e di chiudere le porte all'immigrazione, è al primo posto secondo i sondaggi. Wilders continua a ripetere che i concetti «di destra contro la sinistra non esistono più». Come negli Stati Uniti pesca i voti in maniera trasversale dalla classe media colpita dalla crisi economica, alle zone rurali, fra i disoccupati e gli operai, che si sentono abbandonati dalla sinistra di sistema. Wilders riferendosi ai populisti non solo olandesi è convinto che «il genio non tornerà più nella bottiglia. Il processo è inarrestabile e cambieremo l'Europa per sempre».

Fra aprile e maggio del prossimo anno i riflettori saranno puntati sulla Francia. Prima di candidarsi nella corsa all'Eliseo per i socialisti, il premier francese Manuel Valls aveva ammesso che «oui, è possibile la vittoria di Marine Le Pen alle presidenziali». La leader del Front national, partito che ha raggiunto il 27% dei consensi nelle regionali, arriverà al ballottaggio secondo i sondaggi. Più incerta la vittoria finale. Soprattutto dopo l'investitura del conservatore François Fillon, che ha molte posizioni simili a quelle di Le Pen. Soprannominata «madame Frexit» per la sua lotta contro l'euro, Le Pen è sempre stata vista come fumo negli occhi dai tradizionali partiti dominanti.

In Germania la cancelliera, Angela Merkel, sta correndo ai ripari per garantirsi il quarto mandato. Ieri al congresso dei cristiani democratici della Cdu, il suo partito, ha decisamente virato a destra facendo marcia indietro sull'immigrazione senza limite e proponendo il divieto del burqa in pubblico. L'inossidabile Frau Merkel teme la crescita dei populisti dell'Alternativa per la Germania fondato dall'euroscettico Bernd Lucke. Primo partito di destra-destra in Germania dalla fine della seconda guerra mondiale ha ottenuto ottimi risultati in diversi Länder, come il 25% nella Sassonia-Anhalt. Le regionali in Schleswig-Holstein e Nord Reno Westfalia del prossimo maggio rappresentano il banco di prova nel 2017. La vera sfida saranno le parlamentari di settembre. Per la leader quarantenne Frauke Petry, che vuol uscire dall'euro e spedire gli immigrati su due isole extraeuropee, l'obiettivo non è la missione impossibile di battere super Merkel, ma guidare in parlamento il più forte partito di opposizione.

I populisti sono favoriti anche nel voto previsto in Repubblica Ceca ed in Ungheria, ma pure in Italia il no a Renzi potrebbe aprire le porte ad elezioni anticipate. Il Washington Post sostiene, in maniera forse troppo semplicistica, che il premier è stato spazzato via «da una rivolta populista».

E osserva che per un possibile voto «molto dipenderà () da quanto i partiti anti immigrati ed euroscettici capitalizzeranno i loro successi».

Secondo il Wall Street Journal nel 2017 la Ue rischia grosso con l'ombra di un'avanzata populista in mezzo continente. E ammette: «L'unica cosa che oggi unisce l'Europa è l'insoddisfazione».

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