Zittito alla Camera dal vicepremier Luigi Di Maio, lui che è premier. E zittito dal portavoce dei Cinque stelle, lui che si autodefinisce «il portavoce degli italiani». Povero premier Giuseppe Conte, ventriloquo più o meno balbettante sotto stretta sorveglianza di tutto lo staff Cinque stelle. Neppure il tempo di insediarsi e partire per il Canada che già incassa, di fronte ai giornalisti presenti al G7, l'ennesima figuraccia. «Spero di rappresentare l'Italia meravigliosa, bella che tutti conosciamo», dice nel video intervistato da un grappolo di giornalisti. «Siamo appena passati - stava aggiungendo - da un voto di fiducia che ha dato una larga maggioranza e sono qui a rappresentare in modo forte e deciso gli interessi degli italiani...». Di forte e deciso, in verità, c'è solo l'intervento di Casalino, che lo afferra per un braccio per evitare che continui a ripetere le stesse cose.
Scatenato il Pd, tra Enrico Borghi («in balia dello staff») e Michele Anzaldi («da Casalino arroganza mai vista»). E lui, il portavoce d'Italia ammutolito? Zitto. Senza autorizzazione a 5 Stelle vietato parlare. Almeno lui.
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