Politica

La predica di Santori sui migranti dalla spiaggia senza gli sbarchi

Le sardine in tour elettorale. La tappa a Marina di Pisa e l'affondo contro Susanna Ceccardi: "Il suo curriculum non promette nulla di buono"

La predica di Santori sui migranti dalla spiaggia senza gli sbarchi

Da una parte il sorriso abbronzato di Mattia Santori, dall'altro lo sguardo attonito dei bagnanti di Lampedusa mentre osservano l'ennesimo sbarco di migranti. I luoghi sono diversi (in Toscana il primo, in Sicilia i secondi), eppure politicamente così vicini. Perché le sardine in questi giorni stanno girando l'Italia in vista delle elezioni regionali del 21 settembre e tra i temi trattati c'è pure quello dell'immigrazione. Argomento di cui è facile parlare a Marina di Pisa e che invece bisognerebbe trattare pensando a quell'isola in cui sono ammassati milgliaia di migranti, dieci volte in più di quelli che il suo hotspot potrebbe ospitare.

Il tour "- selfie, + politica" dei pesciolini nati a Bologna è arrivato alla conclusione. L'ultima tappa è sata la Liguria con una visita alla casa museo di Sandro Pertini. Ma prima di passare per Genova le sardine si sono fermate in Toscana, Regione dove la competizione elettorale tra Susanna Ceccardi (Lega) e Eugenio Ciani si preannuncia essere una delle più elettriche di tutto lo stivale. Sbarcati sulla spiaggia pisana, i militanti si sono concessi qualche bagno e giochi con l'acqua. Poi il loro leader indiscusso ha rilasciato un'intervista a Repubblica. Alla domanda "cosa faranno le sardine se la Ceccardi dovesse diventare governatrice della Toscana?", Santori è tornato all'attacco della candidata di centrodestra. "Sappiamo che il curriculum della Ceccardi non promette nulla di buono - ha detto - fa carriera con i messaggi semplici e studiati a tavolino. Sulle spalle dei migranti e delle categorie più fragili. Non è il curriculum di un amministratore".

Libero di pensarla come vuole, ovviamente. Ma il tema migratorio è reale, mica inventato. E non è neppure "semplice" o "studiato a tavolino". Giusto per fare un esempio: alcuni giorni fa tra Prato e Firenze i carabinieri hanno smantellato una rete di sfruttamento di migranti, costretti a distribuire volantini per 13 ore al giorno a 2,50 euro l'ora o "per un panino". Una miseria. I caporali erano due imprenditori pakistani, arruolavano gli "schiavi" attraverso una serie di reclutatori (sempre stranieri) ospitati nei centri di accoglienza. Tra i destinatari delle misure cautelari, a parte una italiana, c'erano persone provenienti anche da Mali, Tunisia e Marocco. Lo sa bene la Toscana, dunque, che l'immigrazione è un tema serio. E che denunciare l'apertura indiscriminata dei porti non significa far politica "sulle spalle delle categorie più fragili". Si tratta di realismo.

Ma lo sa forse ancora meglio Lampedusa, in queste ore ormai al collasso. I flussi di stranieri in arrivo con i barchini dalla Tunisia (alcuni pure col barbonicino al seguito) stanno mettendo a dura prova la tenuta dell'isola. E le fughe di stranieri sottoposti a quarantena diventano un problema sempre più pressante. Molti di loro, sussurrano gli agenti, sono persone già espulse dal Belpaese che cercano di rientrare. Sanno di rischiare il rimpatrio (con la Tunisia abbiamo uno dei pochi accordi funzionanti) e quindi se la danno a gambe. Domanda: dire che in Sicilia c'è un'emergenza immigrazione significa far politica "sulle spalle dei migranti"? Vero è che l'isola non andrà al voto.

Ma un tour anche lì potrebbe essere utile alle sardine per capire che non sempre parlare di blocco degli sbarchi significa parlare solo alla pancia della gente.

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