Un po' controcorrente: «Una preghiera per la povera vittima, massimo della pena per chi ha ucciso». E un po' no: «L'immigrazione fuori controllo genera conflitti sociali».
Dopo la morte del profugo nigeriano Emmanuel Chidi Namdi, ucciso da un ultrà a Fermo, Matteo Salvini si ritrova al centro delle polemiche. E colleziona insulti e applausi in rete.
Salvini, questa volta il morto era un profugo in fuga dai massacri di Boko Haram.
«E infatti meritava accoglienza. Io prego per lui».
L'aggressore?
«Non mi interessa il colore della pelle. Io chiedo il massimo della pena».
Esiste un Salvini inedito che rovescia il Salvini tradizionale?
«Per niente. Sono coerente».
Ci spiega?
«Il problema non è l'immigrazione regolare. E nemmeno mi sono mai sognato di chiudere le porte a chi scappa per davvero dalla guerra. Come il povero Emmanuel. Solo che dobbiamo distinguere».
Che cosa?
Le tabelle della autorità italiane, non della Lega, dicono che i profughi veri sono il 4-5 per cento sul totale dei migranti».
Gli altri?
«Per due terzi sono clandestini da espellere ma non espulsi».
È questo il problema?
«Qui c'è il caos assoluto, l'esasperazione della gente aumenta».
Perché?
«Perché chi scende da un barcone, anche se dovrebbe essere rimandato indietro subito, viene aiutato per un anno. Gli italiani in povertà assoluta, almeno 4 milioni, se la devono cavare da soli. Non è giusto».
Che si deve fare?
«Questa immigrazione selvaggia, senza regole e senza criteri, deve essere fermata. Altrimenti si va allo scontro sociale fra poveri. Alla guerra delle etnie. All'esplosione di città già in ebollizione».
Non sta esagerando con i toni apocalittici?
«Quelli che mi accusano sono i soliti radical chic, i sinistri che pontificano dall'alto del loro benessere. Io compatisco Saviano che mi dà del cialtrone. E compatisco tanti altri con lui».
Ha letto «l'Espresso»?
«Teorizza una menzogna: io avrei detto che il morto se l'è andata a cercare. Questo è falso e io querelerò l'Espresso. Piuttosto, legga i commenti dei lettori».
Ce li sintetizza?
«Danno in gran parte ragione a Salvini. È che i radical chic non aprono gli occhi».
Che cosa è che non vedono?
«Quel mix di degrado, povertà, immigrazione clandestina che snatura le nostre città. Queste masse si moltiplicano. E crescono di pari passo i reati legati alla prostituzione e allo spaccio di stupefacenti. Poi ci sono alcuni episodi che dovrebbero far riflettere e indignare tutti».
A cosa si riferisce?
«Ma le pare possibile che un gruppo di latinos salga sul tram, nel cuore di Milano, e colpisca con furia selvaggia un ragazzo?»
A Roma, come a Fermo, la vittima è straniera, un giovane americano, l'assassino è un nostro connazionale. Gli schemi non funzionano?
«Ma anche sul Tevere abbiamo visto una situazione fuori controllo. I borseggiatori africani, i punkabbestia accampati sul fiume. Siamo in un suk. E la sicurezza è un lusso».
Ma questo clima pesante, da linciaggio, non è alimentato anche dal linguaggio crudo di Salvini e della Lega?
«Per carità. Nessuna autocritica, semmai siamo troppo buoni».
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