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"Il premier ce la farà. Toghe ora impotenti di fronte alle riforme"

L'avvocato: "Vero, ci saranno resistenze ma sarà svolta nel segno del garantismo"

"Il premier ce la farà. Toghe ora impotenti di fronte alle riforme"

Non ci proveranno. «Sono consapevole dei rischi che Draghi corre e non mi nascondo le difficoltà ma credo che questa volta le riforme arriveranno». Giuliano Pisapia, eurodeputato ed ex sindaco di Milano, guarda con cauto ottimismo all'eterno cantiere della giustizia tricolore.

Avvocato Pisapia, perché Draghi dovrebbe riuscire dove tutti gli altri hanno fallito?

«Ci sono condizioni eccezionali, mai verificatesi finora, per adeguare finalmente gli standard del nostro Paese alle aspettative dell'Europa. Proprio l'Europa ci garantirà risorse finora inimmaginabili. Diciamo pure che Draghi risponde a queste attese ed è l'espressione di un momento storico unico e irripetibile».

Ottimista?

«No, realista».

Ma il partito dei giudici non si metterà di traverso?

«Io non l'ho mai chiamato così».

Lo chiami come vuole, cosa accadrà?

«Abbiamo un premier e un ministro della giustizia, Marta Cartabia, autorevolissimi e al disopra delle parti».

Certo, la Cartabia non è Bonafede ma proprio questo potrebbe essere un ostacolo.

«No, guardi, la situazione non è più quella di dieci o vent'anni fa. La magistratura non ha più l'interesse e nemmeno la forza per bloccare o rallentare un processo di rinnovamento che è necessario. Di più: magistratura e avvocatura vogliono voltare pagina e la Ue, se non dovessimo procedere, ci taglierebbe i fondi. Davvero, siamo davanti a un'occasione storica e confido che non la sprecheremo».

Il diavolo però sta nei dettagli: cosa succederà se il governo cambierà la legge sulla prescrizione, bandiera dei duri e puri?

«Ci saranno resistenze e difficoltà, ovvio, ma mi pare difficile che si possa mandare all'aria una svolta nel segno del garantismo e dell'efficienza».

Cosa si aspetta dal governo?

«Intanto il potenziamento, grazie al Recovery Fund, della pianta organica, insomma, del numero dei magistrati, e degli operatori del settore. E già questo è o sarebbe un passaggio storico».

Poi?

«Vedo tre versanti. Il potenziamento dei riti alternativi, la riforma del processo penale che non può durare all'infinito, e quella del Csm, per eliminare lo strapotere delle correnti. Ma non solo: pensi alla Sezione disciplinare del Csm: giudici che giudicano altri giudici. Un meccanismo che dev'essere corretto, portando la Disciplinare all'esterno di Palazzo dei Marescialli, mantenendo la sua piena autonomia e indipendenza. E, ancora, mi lasci dire che Draghi ha toccato un altro nervo scoperto come quello delle carceri: è un tema drammatico, il sovraffollamento pare insuperabile, come una malattia endemica, ma anche qui il ministro Cartabia ha mostrato una sensibilità altissima. Quando era alla Consulta ha proseguito il viaggio nelle carceri italiane iniziato dai suoi predecessori. Dovremo anche promuovere la giustizia riparativa: non è detto che la pena debba essere scontata tutta in galera, puntando invece al reinserimento sociale».

Ma i partiti non si metteranno di traverso?

«Per andare avanti non ci vuole l'unanimità. E poi Draghi non ha bisogno del consenso elettorale. È stato chiamato per aiutare il Paese in una situazione difficile e non credo che misurerà il proprio appeal nelle urne.

I suoi obiettivi sono chiari e farà di tutto per raggiungerli».

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