Mercati, Quirinale e Commissione europea. Il pressing sul governo ha avuto effetto e il primo round del confronto con l'Europa lo ha vinto il ministro Giovanni Tria. Ieri si è tenuto l'atteso vertice di maggioranza con il premier Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, Matteo Salvini e il responsabile del dicastero dell'Economia reduce dalla missione nella city di Londra, accompagnato dagli sherpa di via XX settembre. Si sono aggiunti anche i Ministri Moavero, Trenta e Costa. Loro hanno parlato, Salvini e Di Maio no. Tutti gli altri dossier (giustizia a parte) sono stati rinviati. Niente vertice con Toninelli su Autostrade, rinviata la nomina del nuovo ministro delle Politiche europee.
Nemmeno un'ora per prendere una decisione che fino a ieri non era per nulla scontata. Convocare un consiglio dei ministri in serata e approvare, l'assestamento di bilancio. Scadenza di legge anticipata (il voto del parlamento arriverà il 26 giugno) con l'obiettivo di portare al Consiglio europeo di oggi le nuove stime di Roma per bloccare la procedura di infrazione.
Al termine del consiglio il premier Conte, reduce da una giornata segnata dalle comunicazioni a Camera e Senato, ha ufficialmente fatto partire la lettera all'Ue. Il documento politico al quale si aggiungeranno i numeri del ministro Giovanni Tria.
E su questo fronte la giornata densa di impegni per il premier e il governo sembra non avere portato a grandi risultati. In teoria l'obiettivo di Tria era la certificazione del deficit 2019 al 2,1% rispetto alla prevedente stima ufficiale che era al 2,4% grazie ai risparmi di Reddito di cittadinanza e Quota 100. I fondi istituiti dalla legge di Bilancio vengono decurtati di tre miliardi. Un «documento ufficiale - aveva effettivamente confermato Conte parlando al Senato - da portare nelle sedi opportune per l'interlocuzione con la Commissione e per dimostrare che sono le nostre previsioni ad avere il sopravvento su altre stime fatti da altri».
A sentire il premier, i leader di M5s e Lega avrebbero quindi accettato di rinunciare al «tesoretto» che si è liberato con i risparmi. Rinuncia pesante, in particolare per Di Maio, che avrebbe voluto utilizzarli per finanziare altre misure di welfare.
Ma in serata è circolata un'altra interpretazione, che spiega il silenzio di Di Maio e Salvini. Il consiglio dei ministri è servito solo a ufficializzare una misura salva deficit già prevista dalla Legge di Bilancio, i due miliardi di tagli alle spese ai ministeri. Il resto sarà deciso più avanti.
Non è abbastanza per Bruxelles, mentre il nuovo saldo del bilancio con il deficit/Pil al 2,1% rappresenta una carta importante affidata al premier Conte che già oggi, vorrebbe convincere le istituzioni europee a riconsiderare la procedura di infrazione per debito eccessivo. La risposta europea arriverà prima della riunione dell'Ecofin del 7 luglio.
Sullo stesso tavolo della trattativa c'è il risiko della nuova Commissione. Talmente complesso che Juncker prevede di restare per altri sei/otto mesi. Al vertice si è parlato degli scenari legati al rinnovo delle presidenze della Commissione, del Consiglio, dell'Europarlamento e della Bce.
L'Italia, ritiene Conte, è «nelle condizioni di poter ottenere un commissario economico».Più difficile il confronto con i mercati. Se n'è fatto carico ieri il ministro dell'Economia Giovanni Tria con un'intervista al Financial Times nella quale ha ribadito il no ai minibond e il suo sì all'Europa.
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