Dunque, niente lockdown. Per ora. «Le scelte dei mesi scorsi - assicura Giuseppe Conte - ci consentono al momento di evitare chiusure generalizzate e diffuse su tutto il territorio nazionale, con l'arresto di attività produttive e lavorative, scuole e uffici pubblici». Appunto, «al momento», cioè oggi, mentre la curva s'impenna di nuovo e il premier al Senato illustra l'ultimo decreto di domenica, che sta già per essere superato da fatti. Quanto al futuro, anche prossimo, chissà, il presidente del Consiglio «non esclude» altri coprifuoco. «In queste ultime ore alcune Regioni hanno adottato misure più restrittive. Si è concluso l'iter della Lombardia, è in corso quello della Campania e non possiamo escludere ulteriori aggiornamenti». Intanto una dritta ai cittadini: «Evitate le festicciole private, limitate gli spostamenti non necessari». Insomma, arrangiatevi.
Conte parla a Palazzo Madama nel giorno della tregua con il centrodestra, voluta, anzi imposta dal Quirinale. Maggioranza e opposizione si sono accordate per la formula dell'informativa, che non prevede un voto dell'aula, un modo per raccogliere l'invito del capo dello Stato alla collaborazione istituzionale anti-Covid. Il premier cita pure la frase di Sergio Mattarella, «questa fase di emergenza richiede un coro sintonico», si dichiara «pronto ad accogliere le istanze del Parlamento» e promette che «il dialogo proseguirà con le Regioni e gli enti locali». Spiega che «la situazione non è quella di marzo, siamo più attrezzati», che l'economia sta tenendo e che non ci saranno nuove tasse. Vedremo se riuscirà a tranquillizzare la gente.
I numeri spaventano. «Nelle prossime settimane - dice - dobbiamo rimanere ben concentrati. Il nemico non è stato ancora sconfitto, circola tra noi. L'aumento dei contagi ci impone di tenere alta la tensione. Siamo vigili e prudenti». Si prevedono altri giri di vite. «A livello regionale bisogna essere pronti ad intervenire per modulare in modo più restrittivo». Ma, ripete, non ci sarà una seconda serrata generale. «La strategia non può essere la stessa della primavera, allora non avevamo strumenti diagnostici, ora siamo più preparati grazie al lavoro e al sacrificio di tanti».
E la scuola non chiuderà, «le attività continueranno in presenza, solo per le secondarie sono previsti orari flessibili». Le università invece potranno organizzare una didattica a distanza.
Poi illustra le misure del Dpdc, gli aiuti per bar e ristoranti, il blocco delle sagre e dei convegni locali, la spinta verso lo smart working, le limitazioni agli sport dilettantistici. Difende i suoi commissari ed elenca il numero di mascherine e di posti letto in più. «Ci stiamo concentrando sulle relazioni sociali e ricreative, attualmente veicolo di maggiore diffusione». Ma i trasporti? Che si fa per gli autobus stracolmi, le metropolitane affollate? Conte alza le braccia. «È difficile conciliare la massima copertura possibile con il distanziamento, in particolare dopo la ripresa della scuola. Comunque abbiamo previsto 350 milioni aggiuntivi». Conclude appellandosi alla responsabilità dei cittadini. «Dobbiamo chiedere ancora sacrifici e rinunce».
Anna Maria Bernini lo incalza sulle file di ore ai drive-in per i tamponi.
Matteo Salvini si chiede «chi gli scrive i discorsi così lontani dalla realtà». Ma anche il Pd con Alan Ferrari lo attacca: «Il Mes non è un capriccio, se servono soldi per la sanità perché non prenderli?». Ed Emma Bonino: «Il rifiuto del governo è prova di grave irresponsabilità».
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