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Il premier replica con i dati a chi lo inchioda al governo "Sbloccato il 99% degli aiuti"

La relazione sui 10 mesi di provvedimenti: Mario vuol dimostrare di essere ancora Super (anche per il salto al Quirinale)

Il premier replica con i dati a chi lo inchioda al governo "Sbloccato il 99% degli aiuti"

M a nel Palazzo la domanda adesso è questa: allora Draghi non è più un drago? Ha perso il tocco magico? Ha perso il potere? E dopo la disponibilità a salire al Colle, ha perso pure la verginità? E la risposta arriva subito, con la quinta relazione sul monitoraggio dei provvedimenti attuativi, un documento di sedici pagine con tanto di corredo di grafici e tabelle, firmato dal sottosegretario alla presidenza Roberto Garofoli, che mette agli atti i successi del governo tra febbraio e dicembre. Qualche numero, giusto per dare l'idea: 209 tra leggi e decreti, 51 obbiettivi del Pnrr raggiunti su 51, il 99,6 per cento delle risorse del Sostegni-bis sbloccate. Numeri da record. Mario è ancora SuperMario, questo il sottotesto, e come tale può benissimo andare al Quirinale.

«Dieci mesi di governo esaltanti», dice Renato Brunetta, poi all'improvviso, al termine di un pomeriggio passato nel suk del Consiglio dei ministri, costretto a mediare tra chi la voleva bianca e chi la voleva nera, il premier sembrava sceso sulla Terra, normalizzato. Meglio negoziare che rompere, sopratutto se si coltivano certe ambizioni e si cercano i voti per realizzarle. Debolezza? Macché, dicono a Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio è soddisfatto delle misure prese. Le scuole restano aperte, la maggioranza si è ricomposta, l'obbligo di vaccino per gli ultra cinquantenni ridurrà la quota di no vax, l'accesso ai negozi sarà più controllato e l'aver messo al sicuro le fasce anagrafiche più a rischio allenterà presto la pressione sugli ospedali. In conclusione, come ha detto Draghi ai ministri, «stiamo salvando delle vite».

Insomma, sarà pure una trattativa al ribasso, però con la rottura del tabù dell'immunizzazione obbligatoria l'Italia torna all'avanguardia nella lotta al Covid. La stretta c'è stata, altroché, e lo dimostrano le parole di Giorgia Meloni. «Il governo continua con la sua folle e illiberale deriva ideologica, arrivando ad intaccare ancora di più i diritti civili. Sono provvedimenti liberticidi. Sembra essere tornati ai tempi del peggior esecutivo giallorosso, nessuna grande nazione nell'intero globo è arrivata a tanto».

Questo sull'emergenza sanitaria, che Draghi spera di contenere senza sbarrare il Paese. Su quella economica invece parlano le carte. Il rapporto di Garofoli esamina nel dettaglio l'attività di Palazzo Chigi dal 13 febbraio al 31 dicembre: in dieci mesi il Consiglio dei ministri si è riunito 54 volte e ha varato 209 provvedimenti, dei quali 82 decreti e 27 disegni di legge. Piano di rinascita, interventi per le imprese e i lavoratori, aiuti finanziari a chi è stato colpito e a chi ha dovuto chiudere bottega, l'elenco è lungo. E in più, il governo ha ereditato dai gabinetti precedenti la bellezza di 679 provvedimenti attuativi da evadere: sfrondata la maggior parte, ne rimangono 271. Il cambio di passo è evidente. Conte 1 e Conte 2 riuscivano a smaltire soltanto il 18,2 e il 18,9 dei decreti. Ora siamo al 51 per cento, con «una media - si legge - di 70 al mese». E se il raggiungimento dei 51 obbiettivi fissati dall'Europa in cambio della prima rata del Recovery Fund è il fiore all'occhiello, pure il 99,6 per cento dei soldi del Sostegni-bis non è affatto male.

Certo, la missione non è finita, c'è

ancora parecchio lavoro da fare per salvare il Paese. Draghi, che durante la conferenza stampa di Natale si è definito un servitore dello Stato, è a disposizione. Palazzo Chigi o Quirinale, questo non è ancora stabilito.

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