Coronavirus

Il premier tiene il punto: "Le scuole non sono focolai"

Gli studenti di medie e superiori in piazza contro la Dad: "Così ci rubate i nostri anni più belli"

Il premier tiene il punto: "Le scuole non sono focolai"

In attesa che i numeri dei contagi svoltino in una rassicurante curva in discesa, prosegue invece drittissima la linea di governo sulla sicurezza tra i banchi: le scuole non sono focolai. A ribadirlo, ieri, il premier Conte intervenuto alla tre giorni promossa dalla Cgil «Futura: lavoro, ambiente, innovazione». «Dobbiamo essere franchi - ha sottolineato Conte - La ricerca e i dati dicono che le scuole non sono focolai di diffusione dei contagi. Noi cerchiamo di analizzare i dati, abbiamo un approccio pragmatico». Il premier ha ricordato che «c'è un valore della didattica in presenza», dove la «relazione interpersonale è fondamentale», anche per questo «abbiamo dato un segnale nelle zone rosse», dove il governo ha permesso di poter continuare a sedersi al proprio banco ai «ragazzi della prima media, che non si conoscono. I professori non conoscevano nemmeno i loro nomi: mandarli a casa sarebbe stata una grossa perdita. Cerchiamo di mantenere questo presidio». Il problema resta «quel che avviene prima e dopo» il suono della campanella che «può costituire dei focolai, ecco perché le regole sono fondamentali, però l'esperienza empirica dimostra che i nostri ragazzi rispettano molto le regole».

La seconda ondata ha infatti travolto ancor di più gli studenti, già messi a dura prova a marzo. Ieri a Napoli sono stati piazzati banchi vuoti in piazza del Plebiscito per protestare contro la sospensione della didattica in presenza decisa dalla Regione Campania.

A Milano invece «armati» di thermos e coperte gli studenti dei licei Carducci e Volta si sono dati appuntamento per la terza volta davanti a Palazzo Lombardia per seguire le lezioni a distanza in piazza. «Ci stanno rubando gli anni più belli della nostra vita chiudendoci in casa - accusa Sveva Pontiroli, una delle organizzatrici -. Chiediamo di poter tornare in aula in sicurezza. La scuola non è un luogo di contagio, anzi, mantenendole aperte si può tenere traccia della situazione epidemiologica». Erano circa una ventina i ragazzi, che nonostante il freddo per tutta la mattinata hanno preso appunti e ascoltato i professori in rigoroso silenzio all'aperto. «Preferiamo venire qui rispetto che stare a casa - racconta Giulio Soetje -. Oggi uscendo di casa e salutando mia madre per qualche secondo ho vissuto la normalità». All'intervallo, sempre mantenendo le distanze, i ragazzi sono andati nel vicino mini supermarket per lo spuntino di metà mattina. «Abbiamo il sostegno di alcuni docenti, questa situazione poteva essere evitata - conclude Pontiroli -.

Per il futuro ci stiamo coordinando con studenti di altre città italiane, questi flash mob si allargheranno in tutto il Paese».

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