Guerra in Ucraina

Il premier vola in Cina: accordi e pieno sostegno

Intese su commercio ed energia. Xi: "Cooperazione su interessi fondamentali"

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Corrispondenza di amorosi sensi tra Mosca e Pechino, oltre che di evidenti interessi reciproci. Le relazioni bilaterali tra Russia e Cina sono «a un livello senza precedenti». E a sottolinearlo, nel ruolo di più alto leader di Mosca ad aver visitato Pechino dall'invasione dell'Ucraina, è il primo ministro russo, Mikhail Mishustin, che nella visita di ieri, sbarcato in Cina il giorno prima con un esercito di 1200 imprenditori, ha incontrato il leader supremo Xi Jinping e il premier cinese Li Qiang. Un appuntamento cruciale, sublimato dalle dichiarazioni di Xi, che ha spiegato quanto la sua Cina intenda continuare a «sostenersi fermamente a vicenda con la Russia, su questione riguardanti i reciproci interessi fondamentali». Il premier russo Mishustin ha confermato un «impegno coordinato» per attuare «a un livello supremo» gli accordi di marzo tra Xi e Vladimir Putin su energia e investimenti e l'inviato speciale del governo di Pechino per gli affari eurasiatici, Li Hui, sarà venerdì a Mosca.

La visita prova quanto l'asse Cina-Russia non sia mai stato così saldo. Due mesi fa, durante la visita di Xi a Putin, a Mosca, i due si sono impegnati per un «aumento significativo» del commercio e il leader cinese ha mostrato la sua vicinanza a Putin. Ora il premier russo, con la firma su vari memorandum d'intesa, si aspetta che il commercio bilaterale raggiunga 200 miliardi di dollari quest'anno, dopo che lo scambio è aumentato di oltre il 40%. Xi dà la sua benedizione: Cina e Russia devono creare «nuovi punti di crescita» su energia e connettività e «garantire stabilità e fluidità della catena industriale globale e di approvvigionamento». Lo scorso anno il Dragone è stato il principale cliente di energia di una Russia azzoppata dalle sanzioni. E la Cina intende continuare a rappresentare una stampella, facendo di Mosca una vassalla.

Fra i due principali protagonisti dell'Est nella nuova Guerra Fredda con l'Ovest è intesa su tutti i fronti, in attesa di una visita di Vladimir Putin, che Xi ha definito ieri «un buon amico», alla volta di Pechino, e sulla quale i due Paesi «si stanno coordinando». Uniti, intanto, nel chiedere lo stop alle sanzioni occidentali, che il premier russo definisce «illegali». Entrambi si impegnano a «resistere ai tentativi dell'Occidente di mantenere un dominio globale e imporre la sua volontà». Una convergenza su interessi economici, commerciali, ma soprattutto ideologici e strategici, mentre le tensioni con gli Stati Uniti non si placano e Pechino continua a proporsi come mediatore per fermare il conflitto in Ucraina.

Lo scontro verbale, commerciale, geostrategico e ideologico con Washington è in pieno corso, rilanciato dall'ultimo G7 in cui l'Occidente ha ribadito quanto consideri la Cina una minaccia globale. La Casa Bianca si è detta ieri «preoccupata» per l'intervento cinese ai danni di aziende americane e ha criticato gli «attacchi» dopo il caso Micron Technology, l'azienda statunitense di microchip contro la quale la Cina ha annunciato il divieto di acquisto di prodotti per ragioni di «sicurezza nazionale». Eppure Biden sembra ottimista, convinto che un incontro con Xi si possa svolgere «molto presto» per sciogliere le tensioni, così ha detto al G7. Pechino, dopo aver lasciato vuota la poltrona per 5 mesi, ha nominato il nuovo ambasciatore a Washington. Xie Feng, ex viceministro degli Esteri, è considerato uno specialista nelle relazioni con gli Stati Uniti, si dice ben consapevole delle «gravi difficoltà e sfide», considera «un sacro dovere» salvaguardare gli interessi della Cina, ma intende mettersi al lavoro per migliorare cooperazione e scambi con gli Usa.

Gli stessi che intanto vanno al massimo tra Pechino e Mosca.

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