Campo largo, stallo elettorale, governo tecnico. In tre parole il fantasma che minaccia la prossima chiamata alle urne del 2027 ne evoca altre due: legge elettorale, premierato. Si riaccendono i riflettori sul disegno di legge Casellati, per garantire un capo del governo forte ed un esecutivo stabile, comportando una riforma del sistema del voto. L'imperativo, per maggioranza ed opposizione, è evitare un sostanziale pareggio tra i due schieramenti, sempre che il centrosinistra vada avanti compatto e dunque rafforzare il bipolarismo. Il modello sarebbe un proporzionale, con premio di maggioranza del 55% per la coalizione che supera il 40%, soglia di sbarramento al 3%, niente più collegi uninominali dell'attuale Rosatellum e indicazione del candidato premier in scheda elettorale. Su questo, però, è critico il segretario di Forza Italia Antonio Tajani, che vorrebbe a Palazzo Chigi il leader del partito più votato. Anche sull'introduzione eventuale delle preferenze c'è da discutere, ma sempre nell'ambito delle indicazioni della Corte costituzionale. La road map della riforma costituzionale sul premierato, che prende il nome della ministra delle Riforme Elisabetta Casellati, è ancora incerta ma il governo vuole l'approvazione entro fine legislatura. Dopo un'ampia consultazione a Palazzo Chigi con forze politiche, categorie professionali, sindacati, costituzionalisti, il ddl approvato dal governo ha ottenuto il sì del Senato a giugno 2024 ed è ora alla Camera per la seconda lettura. In Commissione Affari costituzionali, guidata dall'azzurro Nazario Pagano, si è andati avanti per mesi con le audizioni di partiti, esperti e rappresentanti delle categorie. Era previsto per novembre in aula, ora il calendario ha spostato la data a gennaio, ma si può prevedere che il termine slitterà ancora. Con il nuovo anno si concluderanno le audizioni e sarà fissato un termine per gli emendamenti ed eventuali (difficili) modifiche del testo di Palazzo Madama. L'obiettivo sarebbe l'approvazione nel primo semestre 2026, mentre il referendum confermativo andrebbe alla prossima legislatura.
E la legge elettorale? La Casellati ha detto più volte che si potrà fare con legge ordinaria dopo il primo sì di entrambe le Camere. "Sta diventando una priorità - spiega al Giornale Pagano - e per superare la vecchia cattiva abitudine di vararla in prossimità del voto, bisognerebbe approvarla almeno un anno prima".
In Commissione si aspettano a gennaio un testo per avviare un confronto tra maggioranza e opposizione. Chi lo presenterà è da vedere, ma un gruppo di parlamentari di centrodestra è stato creato a fine estate proprio per studiare la riforma.