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"Sono vecchio, tra 8 mesi riposerò". Mattarella chiude 7 anni da "Mr. Wolf"

Il presidente evoca già la fine del mandato. Ha messo insieme gialloverdi, giallorossi e ora quasi tutti i partiti in epoca Covid. Quando citò il personaggio di Tarantino che risolve tutto

"Sono vecchio, tra 8 mesi riposerò". Mattarella chiude 7 anni da "Mr. Wolf"

Basta. «Sono vecchio», dice Sergio Mattarella. «Tra otto mesi scade il mio mandato e potrò riposarmi». Niente bis, pare di capire, nemmeno a termine, neanche un altro annetto. «Quando mi hanno eletto al Quirinale mi sono preoccupato perché sapevo quanto fosse impegnativo il compito. Mi hanno aiutato due cose, avere ottimi collaboratori e soprattutto il fatto che in Italia, in base alla Costituzione, non c'è soltanto un organo che decide ma le scelte sono distribuite». Insomma, spiega il capo dello Stato ai bambini della scuola Geronimo Stilton, siamo una repubblica, non una monarchia, e io non voglio fare il re. «Il presidente deve conoscere tutti e seguire tutto per poter intervenire con suggerimenti». Un arbitro più che un sovrano, detentore della forza di un potere autorevole e mansueto, capace di superare tempeste e attacchi, che però stavolta si è davvero innervosito perché è stanco, più che della carica, di essere strattonato dai partiti. Dunque, questo è il senso del sul discorso, smettetela di usarmi per le vostre manovre, non contate su di me per il toto-Quirinale. Sono vecchio.

Per la terza volta Mattarella si chiama fuori dalla corsa per il Colle, che fatalmente si intreccia con la durata del governo Draghi e la gestione del Recovery Plan. Matteo Salvini ha proposto il nome di Supermario sperando di liberare Palazzo Chigi, accorciare la legislatura e andare al voto prima che Giorgia Meloni cresca troppo. Sull'altro versante Pd e M5S puntano al bis perché hanno bisogno di tempo per costruire l'alleanza. Però, Houston abbiamo un problema, il capo dello Stato dice di no. Sette anni sono tanti, ma sono tanti pure gli otto mesi che mancano alla scadenza dell'incarico. Data la posta in gioco, il salvataggio del Paese, Mattarella non capisce perché tutti gli sforzi non vengano dedicati al grande obbiettivo comune e si perda invece tempo con la partita del Quirinale. Questo sarebbe il momento «di progettare insieme il futuro, confrontandosi senza abbandonare le proprie idee», invece si litiga, senza comprendere che dopo Draghi c'è il default, non esiste un piano B.

A luglio Sergio Mattarella compirà ottant'anni. Culturalmente, strutturalmente, la rielezione lo trova contrario, tanto più dopo il secondo incarico di Giorgio Napolitano: l'eccezione diventerebbe la regola. Lo ha detto papale papale poco tempo fa, per il 130simo anniversario della Repubblica. «Antonio Segni voleva introdurre nella Costituzione la non immediata rieleggibilità del presidente». Il punto però è che nessuno oggi è in grado di prevedere che succederà a gennaio. Come starà il governo? Quante delle riforme volute dall'Europa in cambio dei 200 miliardi del piano saranno andate in porto? E Mario Draghi, avrà voglia di lasciare il lavoro a metà e traslocare sul Colle? Chi saranno gli altri candidati al Soglio? Troppe le variabili, non si può escludere nulla, neanche che le forze politiche, di fronte all'ingorgo istituzionale, chiedano al presidente della Repubblica uno sforzo ulteriore. Potrà ancora rifiutarsi? Del resto nel 2013 pure Napolitano, più avanti di età, era ostile all'idea, poi Silvio Berlusconi e Pierluigi Bersani lo hanno convinto a restare.

«Fantapolitica», la definiscono al Quirinale. «Il presidente è stato chiarissimo». Del resto può pure dirsi stanco e soddisfatto, dopo sette anni di fuoco. Un mandato tormentato ma pieno di successi. Dal rapporto con gli ufo grillini, alle consultazioni interminabili che hanno portato alla nascita del governo gialloverde, dal Conte uno al Conte due giallorosso, fino al Conte zero di adesso, con Mario Draghi che ha sostituito l'avvocato pugliese e sta portando l'Italia in zona di sicurezza. Operazioni complicatissime, di alta ingegneria istituzionale, il tutto durante la pandemia. Ci voleva Tarzan, o Superman.

Lo spiego lui stesso qualche anno fa a Quentin Tarantino, durante la cerimonia dei David di Donatello. «Vede, uscire dalla crisi italiana non è facile. Anche se lei ci prestasse il suo mister Wolf, neppure lui riuscirebbe a risolvere tutti i nostri problemi». E se Wolf cambiasse idea e decidesse di restare ancora?

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