Ora lo spettro è una crisi prima del referendum

Il Colle teme il voto anticipato per Camere delegittimate dal taglio dei parlamentari

Ora lo spettro è una crisi prima del referendum

Roma Tre parole, la fiducia, la responsabilità, il futuro, per stendere sopra il governo la rete di protezione del Quirinale. Giuseppe Conte non sarà il massimo, anzi al premier Sergio Mattarella dedica i passaggi più politicamente ruvidi, invitandolo al «buon funzionamento delle istituzioni» e a prendere «decisioni efficaci». Pero è quello che al momento passa il convento, quindi si dia fare e regga botta. Il capo dello Stato non vuole infatti ritrovarsi a gestire una crisi prima del referendum sul taglio nel numero dei deputati e senatori, con il rischio di un nuovo Parlamento a scadenza ravvicinata perché eletto con regole vecchie.

Sotto dunque, almeno per un po', con l'avvocato degli italiani, che deve fare «uno scatto in avanti». E il modo migliore per aiutarlo, per il presidente, è pronunciare un discorso alto, politico e pieno di spunti ma lontano dai motivi di scontro che dividono maggioranza e opposizione e macerano anche le diverse anime della coalizione giallorossa. Un messaggio che affronta grandi temi, come il futuro, i giovani, il lavoro, le capacità italiane, e che di fatto allunga la vita della legislatura. Perciò il giorno dopo l'unico leader veramente deluso è Matteo Salvini. In un quarto d'ora il termine immigrazione non compare mai, in compenso ci sono gli «auguri a quanti il nostro Paese ospita». Mattarella dispensa ottimismo e sembra quasi tratteggiare un'agenda 2023: elezioni regionali in Emilia permettendo, il voto anticipato si allontana e la cosa non sarà gradita al segretario della Lega.

Conte comunque, visto non dallo spazio siderale bensì dalle finestre del Quirinale, non avrà una vita facile. Anche senza nominare le tante bombe accese - Autostrade, Ilva, prescrizione, Gregoretti, Aministrative, riforma dei processi, tasse, eccetera - il capo dello Stato sottolinea che ci sono alcuni problemi gravi da affrontare con adeguata energia se vogliamo davvero uscire dalle secche. Innanzitutto, chiudere le crisi aziendali e «rilanciare il sistema produttivo», condizioni necessarie «per svolgere un ruolo incisivo in Europa e nella comunità internazionale». Poi, avere il coraggio di fare scelte «adeguate e tempestive sui temi della vita concreta dei cittadini». E misure urgenti per i giovani e per «il lavoro che non c'è».

Ottimismo non significa incoscienza. È vero, dice Mattarella, non sempre le istituzioni riescono a garantire i servizi che dovrebbero, indebolendo così la domanda di democrazia. Però è anche vero che spesso viene rappresentata una realtà distorta, peggiore. Colpa dei politici, dei troll da tastiera, ma talvolta pure della Rai. «Il patrimonio di idee e energie dev'essere raccontato così com'e. In questo senso è fondamentale il ruolo dei media e del servizio pubblico. Abbiamo bisogno di preparazione e competenze, ogni tanto invece affiora la tendenza a prendere posizione prima di informarsi». Parole dure, che scuoteranno a viale Mazzini un'azienda paralizzata dai veti dei partiti e che non riesce a completare le nomine.

Quanto ai social network, sarebbero un ottimo strumento di partecipazione e di confronto di idee. Peccato che «sovente si trasformi in un mezzo per denigrare deformando i fatti e propalando notizie false».

MSc

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