Cronache

Il ricatto dell'Anm: "No al referendum le toghe non si fanno valutare dal popolo". La politica insorge.

Il presidente del sindacato delle toghe Santalucia si schiera contro i quesiti: "Ferma reazione a questo tipo di metodo" L'ira di Salvini: "Parole gravissime, intervenga chi di dovere". I Radicali invocano Mattarella

Il ricatto dell'Anm: "No al referendum le toghe non si fanno valutare dal popolo". La politica insorge.

Referendum su tutto, ma sulle toghe no. L'Anm insorge contro la raccolta delle firme che inizia il 2 luglio, promossa da Lega e Radicali, per una consultazione popolare sulla giustizia. Il presidente Giuseppe Santalucia, al direttivo del sindacato delle toghe, avverte: «Credo che spetti all'Anm una ferma reazione a questo tipo di metodo».

Per i vertici dell'associazione i cittadini non hanno il diritto, peraltro sancito dalla Costituzione, di esprimersi sull'elezione del Csm, la responsabilità diretta dei magistrati, l'equa valutazione dei magistrati, la separazione delle carriere di giudici e pm, i limiti agli abusi della custodia cautelare e l'abolizione della legge Severino. «Il fatto stesso - afferma Santalucia - che si porti avanti il tema referendario sembra esprimere un giudizio di sostanziale inadeguatezza dell'impianto riformatore messo su dal governo e fa intendere la volontà di chiamare il popolo ad una valutazione di gradimento della magistratura». Un'operazione volta «quasi a voler formalizzare e cristallizzare i risultati dei vari sondaggi di opinione che danno in discesa l'apprezzamento della magistratura».

Nessuna autocritica sui motivi della sfiducia nelle toghe, legata anche agli scandali Palamara (l'Anm ha deciso ieri di costituirsi parte civile nel processo per corruzione a Perugia) e Amara, ma un attacco frontale di quelli che non si ricordano dall'epoca berlusconiana. Il leader della Lega, Matteo Salvini, reagisce subito: «Parole gravissime. Non si può aver paura dei referendum, massima espressione di democrazia e libertà e di confrontarsi con il giudizio e la volontà popolare». Poi si augura che «chi di dovere intervenga», di fronte a queste «reazioni scomposte». Perché «i referendum sono un trionfo di libertà e democrazia. Guai a chi minaccia italiane e italiani».

I Radicali chiedono al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, presidente del Csm, «una ferma reazione a difesa della Costituzione». Il M5s, invece, offre una sponda all'Anm e il presidente della Commissione giustizia della Camera Mario Perantoni, condividendo il giudizio di Santalucia sulla «strumentalità del referendum», chiede appoggio agli emendamenti contro le «porte girevoli» per le toghe in politica. La corrente di sinistra Area si schiera con l'Anm, contro è l'Unione dei penalisti. «Il referendum non è una minaccia», dice il presidente Domenico Caiazza.

Il sindacato delle toghe trasforma l'iniziativa referendaria in una battaglia tra due fronti opposti, anche se Giulia Bongiorno della Lega precisa: «Non stiamo dichiarando guerra ai magistrati indipendenti». Ma il presidente dell'associazione insiste che «prima ancora dei contenuti c'è una questione di cornice entro cui collocare l'azione riformatrice, e, come recita il nostro Statuto, è compito dell'Anm «dare opera affinché il carattere, le funzioni e le prerogative del potere giudiziario, rispetto agli altri poteri dello Stato, siano definiti e garantiti secondo le norme costituzionali».

Per i rappresentanti delle toghe, «il programma referendario può divenire lo strumento formidabile per mettere in ombra una modalità di approccio, fatta di impegno nel distinguere, nel selezionare il tipo e la struttura degli interventi di riforma, per saggiarne il rapporto di compatibilità costituzionale e non cancellare, in nome dell'idea che il sistema non sia redimibile, un assetto di regole costruito intorno ad alcuni principi che non dovrebbero mutare». L'associazione rivendica un potere esclusivo d'ispirazione delle leggi che sta preparando la Guardasigilli Marta Cartabia, perché il cambiamento «non deve dipendere soltanto dalla singole riforme», ma molto dal comportamento dei singoli. Per Santalucia, bisogna riaffermare il modello di magistrato «che leggi e codice etico tratteggiano, noi ne siamo i soli possibili interpreti». Un plateale rifiuto di ogni giudizio, se non quello interno. Il numero uno dell'Anm insiste che conosce «la forza deformante di un cattivo approccio con i mezzi di comunicazione» e la necessità della «sobrietà ragionata ed informata», dimenticata da pm e giudici star, come dimostrano «recenti e meno recenti episodi di cronaca».

Il segretario dell'Anm, Salvatore Casciaro, sulla riforma che ci chiede l'Europa, spiega che per ridurre in 5 anni del 40% i tempi del processi civili, servono concorsi rapidi altrimenti si arriverà «a vuoti d'organico di ben 2.000 magistrati ordinari negli uffici di merito nei prossimi 2 anni».

Se rimangono le scoperture attuali del 12,61%, oltre a quelle amministrative del 26,19%, «potrebbero rivelarsi francamente non realistici gli obiettivi fissati nel Recovery fund, soprattutto per la velocizzazione dei processi civili», avverte.

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