Pressing di Veronesi sull'eutanasia: "Chi soffre deve poter scegliere"

L'oncologo insiste per una legge in tempi brevi. Vittorio Feltri: vanno tutelati medici e parenti che decidono di stacca

Pressing di Veronesi sull'eutanasia: "Chi soffre deve poter scegliere"

Se non ne discuterà il Parlamento, saranno loro a portare la questione a Roma con una manifestazione. L'associazione Luca Coscioni lo ha affermato ieri per bocca del suo tesoriere Marco Cappato al termine dell'incontro, tenutosi a Milano, «Eutanasia: il Parlamento si faccia vivo». Sono infatti mesi che l'associazione attende che il tema della dolce morte venga dibattuto in Aula, ma per ora non si è mosso nulla. E quindi sono pronti per settembre a organizzare una manifestazione di fronte ai cancelli dei palazzi romani per far sentire la propria voce.

«Il 13 settembre dell'anno scorso abbiamo consegnato alla Camera dei Deputati oltre 70mila firme sottoscritte e certificate di cittadini italiani che vogliono che si parli di fine-vita in Parlamento. Da allora - ha detto Cappato - nessuna calendarizzazione, né audizione, né un serio dibattito televisivo. Sono passati quasi quattro mesi dal giorno in cui il Presidente Napolitano inviò al dirigente dell'Associazione Luca Coscioni Carlo Troilo una lettera in cui sollecitava il Parlamento a un sereno e approfondito confronto sui drammatici problemi del fine vita, ribadendo la posizione che aveva già reso pubblica nel dicembre del 2006 rispondendo a una lettera di Piergiorgio Welby». Però la discussione non è partita. Da qui l'incontro a cui hanno portato il loro sostegno anche l'oncologo Umberto Veronesi e il giornalista Vittorio Feltri, entrambi favorevoli alla campagna EutanasiaLegale promossa dall'associazione.

«Il mio - ha detto Veronesi - è il parere di una persona che per tutta la vita ha vissuto accanto a persone sofferenti, vicine alla morte. Sono molto sensibile a questo tema perché l'ho vissuto e lo vivo da vicino. Davanti a una sofferenza e a un dolore incontrollabili è necessario che ognuno possa decidere, soprattutto davanti a una vita ormai abbreviata dalla malattia, in serenità e consapevolezza come chiudere la propria vicenda umana. La morte è inevitabile per tutti».

E quello su cui ospiti e relatori hanno insistito è che non si tratta di una questione di parti politiche: «Non significa niente essere di destra, di sinistra o di centro, star sopra o sotto - ha aggiunto Feltri - qui si tratta di fare un ragionamento elementare prescindendo da qualsiasi schieramento. C'è poi un'altra questione: è vero che molti medici cominciano a convincersi a sospendere il cosiddetto accanimento terapeutico. Ma i medici hanno bisogno che tutto questo venga regolamentato altrimenti rischiano in proprio, rischiano denunce, processi e anche condanne. E anche coloro, magari parenti, che spingono per questa soluzione possono essere perseguiti penalmente. Questo è sbagliato. L'eutanasia deve intraprendere un percorso rigoroso e questo della proposta di legge lo è».

L'oncologo ha anche spiegato che non si sta spingendo per liberalizzare il suicidio assistito in generale, ma qualcosa di simile a quanto avviene in altre nazioni europee: «In altri Paesi esiste la possibilità di ricorrere all'eutanasia - ha ricordato Veronesi - come deroga alla legge, perché il suicidio assistito è illegale, come in Olanda in cui ogni anno ci sono 10mila persone che la richiedono, ma solo la metà ne usufruisce perché l'altra metà muore in attesa delle procedure burocratiche da espletare che sono molto rigide».

«Ci sono i presupposti anche numerici per parlarne e noi vogliamo solo che si apra la discussione - ha concluso Cappato - perché tutti i sondaggi indicano che il tema è di interesse generale, inoltre ogni anno si suicidano 3048 persone, secondo gli ultimi dati, e il 46% di queste persone sono malati terminali».

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