Preti pedofili, 115 vittime in 2 anni (soprattutto ragazzi delle medie)

Autori delle violenze anche catechisti ed educatori. Zuppi: "Rigore senza giustizialismi e opacità"

Preti pedofili, 115 vittime in 2 anni (soprattutto ragazzi delle medie)
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Gli abusi sessuali sono stati consumati nelle parrocchie. A volte in qualche stanza dell'oratorio. E le vittime sono 115, principalmente ragazzini tra i 10 e i 14 anni, scuola media: quell'età in cui la parrocchia è il primo affaccio sul mondo, il primo luogo dove si può andare da soli, in bicicletta, soprattutto in provincia, e dove si fanno le prime prove di vita indipendente, senza mamma e papà alle calcagna.

I dati diffusi dalla Cei, Conferenza episcopale italiana, nel suo terzo report, sono agghiaccianti: 67 i presunti autori degli abusi, chierici ma anche catechisti, educatori, volontari e un seminarista. Tutti casi denunciati ai centri d'ascolto fra il 2023 e il 2024, quindi estremamente recenti. Molto più «freschi» rispetto a tutti quelli raccolti nei 300 fascicoli sulla pedofilia all'interno della Chiesa accumulati in passato. E analizzati solo in parte.

«La parrocchia - si legge - emerge come il luogo più comune per gli abusi segnalati. La fascia d'età più colpita tra le presunte vittime è quella di 10-14 anni (31,3%). La maggior parte dei presunti autori di abuso è chierico (44 su 67) e quasi tutti maschi (65 su 67)». Il confronto tra le due ultime indagini evidenzia un aumento nell'età media del presunto autore di abusi, che passa da 43 anni nel 2022 a 50 anni nel 2023-2024.

Se gran parte degli scandali del passato è destinato a restare sotto silenzio o impunito, qualcosa ora sta cambiando, c'è più consapevolezza, più apertura, meno remore a denunciare. Il 77% delle diocesi italiane ha adottato un Codice etico. «Negli ultimi anni, si è registrato un aumento significativo nell'accesso ai Centri di ascolto, evidenziando la fiducia delle persone nel servizio offerto - si legge nel rapporto Cei - Questo incremento è accompagnato da una maggiore consapevolezza riguardo agli abusi, in particolare in contesti ecclesiali». Matteo Maria Zuppi, presidente Cei, parla di «rigore senza giustizialismi e opacità». «L'attenzione ai dati arrivati dalle Diocesi ed elaborati dagli esperti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza - spiega - ci spronano a proseguire in questo cammino di responsabilità e trasparenza per lavorare sulle criticità e implementare le buone prassi». Va in questa direzione anche lo studio-pilota sui casi accertati o presunti di abusi sessuali su minori commessi da chierici in Italia. Se ne stanno occupando l'Istituto degli Innocenti di Firenze e il Centro interdisciplinare di ricerca sulla vittimologia e sulla sicurezza dell'Università di Bologna.

La chiave per non replicare l'omertà del passato è la collaborazione dei servizi ecclesiali con le istituzioni civili, ancora scarsa.

«È necessario continuare a sfondare questo muro - interviene Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei - e poi ci sono esperienze positive, ad esempio a Cagliari abbiamo lavorato con la polizia postale e l'autorità garante sui pericoli online. Vogliamo fare ogni sforzo perché il minore e il vulnerabile siano tutelati».

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