Fabrizio Boschi
Queste primarie senza avversari imbastite dal Movimento cinquestelle e l'umiliante blocco della piattaforma Rousseau che ha intaccato la favoletta della supremazia informatica dei Casaleggio's hanno fatto emergere tutta l'immaturità e inadeguatezza del movimento. Lo studio di PoliticApp Swg.it di ieri ne ridà prova col senso di distacco e di diffidenza nei confronti della sceneggiata di Rimini.
Solo il 21% degli italiani ha ritenuto le primarie credibili, mentre il 68% boccia il sistema telematico di scelta del candidato premier (l'11% non ha un giudizio). Tra gli attivisti grillini va un po' meglio, ma non molto. Per il 63% le primarie sono state attendibili (anche se il «molto» si riduce al 25%), mentre emerge un gruppo critico che vale il 35%. Tra gli elettori indecisi si annida il maggior tasso di dissenso, con il 79% che ritiene quelle primarie «poco o per niente credibili». Ma la cosa grave è che i disappunti provengono anche dalla base M5s. Il 36% è perplesso sul metodo Rousseau, giudicandolo inadeguato per esprimere la volontà reale degli elettori del movimento; il 32% critica la scelta della rosa di persone tra cui scegliere, ritenendola inadeguata ad esprimere le diverse anime interne. Nell'opinione pubblica stessa cosa: il 30% non si rispecchia nelle candidature e il 35% è deluso dalle primarie. Nella «Generazione X», tanto amata da Grillo, quella dei trenta-quarantenni, il 31% giudica inadeguate le candidature.
E c'è anche uno stallo nei consensi. Il M5s oscilla da tempo tra il 26% e il 28% e secondo Swg.it si è verificato un peggioramento del giudizio sul movimento: il 46% afferma di aver peggiorato le proprie valutazioni e solo il 14% di averle migliorate. Un segnale di deterioramento che entra anche nelle fila grilline, con un 19% di scettici. L'indebolimento dell'immagine del M5s nasce dalla sensazione, più o meno diffusa, di una omologazione del movimento ai vecchi partiti. Una percezione che coinvolge il 61% degli italiani e lambisce il 12% della base grillina. Ciò mette in mostra la difficoltà ad aumentare i consensi e la perdita di appeal verso altri elettori, soprattutto sugli indecisi.
Ma ce n'è anche per i vertici del movimento. Per il 42% degli attivisti Grillo dovrebbe impegnarsi di più, anche se a Rimini avrebbe ceduto lo scettro politico a Luigi Di Maio. Per il 29%, invece, dovrebbe farsi da parte. Più netto il giudizio su Davide Casaleggio. Solo il 15% dei grillini immagina per lui, in un ipotetico governo M5s, un ruolo di primo piano. Per il 69% Casaleggio non dovrebbe rivestire alcun incarico.
Gli statuti non-statuti, le regole che non sono
regole troppo indefinite e generiche, il cambio di idea sulla candidabilità degli indagati, l'assenza di chiarezza e dialettica, imprigionano il M5s in un'eterna fanciullezza che gli vieta qualsiasi forma di credibilità.
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