Il primo anno senza Berlusconi. Dallo smarrimento al riscatto: per gli azzurri scommessa vinta

Molti ne prevedevano la scomparsa ma il partito ha saputo rilanciarsi rinnovando l'organizzazione

Il primo anno senza Berlusconi. Dallo smarrimento al riscatto: per gli azzurri scommessa vinta
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Un anno di tempo, dalla morte di Silvio Berlusconi alla prova di vita di Forza Italia. Quel 12 giugno 2023 il vicepresidente e coordinatore Antonio Tajani raccoglie il testimone, sapendo di dover impiegare bene i pochi mesi dal primo voto della nuova stagione azzurra, quello europeo.

Il 15 luglio viene eletto all'unanimità dal Consiglio nazionale segretario pro tempore e presenta una mozione che riconosce in statuto Berlusconi Fondatore. Il primo segnale di determinazione ad andare avanti e crescere nel centrodestra, mentre i «gufi» prevedono la scomparsa di Fi, viene a settembre dalla festa di Paestum. Ripresisi dallo shock del lutto, gli azzurri hanno capito che continuare nel nome del Cav non vuol dire fare il partito museo. Tajani decide che più dell'operazione nostalgia contano rinnovamento, allargamento della base dirigente, partecipazione degli organismi locali, consultazione allargata. Non c'è più il sovrano assoluto ma un capo democraticamente eletto. Via ai consigli provinciali, agli accordi con Maurizio Lupi, sindaci e movimenti civici, al recupero di nomi importanti come la candidata Letizia Moratti al nord e ad est di ex leghisti come Marco Reguzzoni, dopo l'investitura a coordinatore veneto di Flavio Tosi.

Ma il baricentro del partito è a sud, nella Campania di Fulvio Martusciello, coordinatore regionale e capogruppo a Bruxelles, oltre che nella Sicilia del governatore Renato Schifani o nella Basilicata di Vito Bardi riconfermato ad aprile. A Napoli si fanno le feste importanti, a marzo per i 30 anni dalla vittoria elettorale del 1994, pochi giorni fa per chiudere la campagna elettorale europea. «Dimostreremo che i ministri del nord li facciamo con i voti del sud», dice Martusciello. In Piemonte un altro governatore azzurro Alberto Cirio conta sulla riconferma in queste ore.

Tajani ha concluso l'operazione unità del partito, per eliminare la fronda interna. Il 24 febbraio al primo congresso nazionale di Fi a Roma, diventa non presidente, quello per sempre rimane Berlusconi, ma segretario nazionale. Lì viene sancita la pace con la minoranza: Licia Ronzulli da capogruppo al Senato (al suo posto Maurizio Gasparri) passa alla vicepresidenza di Palazzo Madama e Alessandro Cattaneo da capogruppo dei deputati diventa vicecoordinatore del partito (sostituito da Paolo Barelli).

Ad aprile Tajani annuncia la candidatura come capolista in tutte le circoscrizioni ma lascia le isole a Caterina Chinnici, figlia di una toga vittima della mafia. Il segretario accentua l'impronta europeista di Fi, si distingue dagli alleati polemici con Bruxelles. Ha 30 anni di esperienza nelle istituzioni europee, commissario, presidente dell'europarlamento, vicepresidente del Ppe,il partito che garantisce il voto «utile». Indica l'obiettivo del 10%, ma sarebbe un ottimo risultato il 9.

C'è la competizione con la Lega per il secondo posto in coalizione, ma Tajani smorza i toni. Però, a Matteo Salvini che picchia duro, replica punto per punto. Rifiuta alleanze con AfD e LePen, difende Mattarella, corregge l'attacco a Macron, si definisce patriota sì, ma europeista.

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