Coronavirus

Con il primo controesodo scatta l'allarme. E ora tornano a preoccupare le grandi città

Tanti casi nei luoghi di vacanza. Così potrebbe cambiare la mappa del contagio

Con il primo controesodo scatta l'allarme. E ora tornano a preoccupare le grandi città

Oggi è un giorno significativo per il Covid. Lunedì. Primo controesodo, anche se il grosso è previsto per il prossimo fine settimana. Questo significa l'avvio di quella probabile, presumibile redistribuzione dei contagi soprattutto nelle grandi città, contagi che in queste settimane estive sono aumentati soprattutto nelle regioni a forte vocazione balneare e turistica: Sicilia, Sardegna, Toscana, Emilia-Romagna, Calabria. Naturalmente l'equazione spiagge uguale contagi non è algebrica, molte altre variabili incidono sul risultato finale, come ad esempio la velocità tenuta nella corsa al vaccino. Si veda ad esempio il caso della Puglia, territorio molto amato dai vacanzieri: qui l'alta percentuale di vaccini effettuati (è totalmente immunizzato il 63,8 per cento dell'intera popolazione, comprendendo anche gli «under 12» al momento esclusi dalla campagna vaccinale, terza regione in Italia dopo Lombardia e Lazio, mentre ha ricevuto almeno una dose il 73,3 per cento, secondo posto nazionale dopo il piccolo Molise) ha tenuto a bada i contagi, che ieri sono stati soltanto 261 (contro i 1.350 della Sicilia, per dire) e negli ultimi sette giorni 1.815, con un'incidenza di 46,22 contagi ogni 100mila abitanti che è tra le più basse in Italia, ben inferiore alla media nazionale di 74,14. Al contrario la Sicilia, che ha il record di incidenza dei contagi (187,14), di occupazione di posti letto in area non critica (18,78) e di quelli in terapia intensiva (9,22 dietro la Sardegna al 10,29) è anche la regione dove il minor numero di persone interamente vaccinate (il 54,4 per cento) e con almeno una dose (62,9, dopo Bolzano a 61,7).

Insomma, è legittimo avere un certo timore per il rientro dalle vacanze dei villeggianti, che nel giro di qualche settimana potrebbe contribuire ad alzare i contagi soprattutto nelle regioni del Nord (Lombardia, Veneto, Piemonte), che nelle ultime settimane hanno avuto numeri bassi anche grazie al fatto di essersi svuotate. La situazione appare comunque al momento ancora piuttosto tranquilla. Ieri si sono contaggiati 5.923 nuovi contagi, in calo rispetto al giorno precedente (ma accade sempre di domenica) ma in lieve aumento rispetto alla domenica precedente (5.664). L'indice di positività rispetto ai tamponi effettuati è del 3,37 per cento, l'incidenza dei contagi è di 74,14 casi ogni 100mila abitanti, leggermente più bassa di sette giorni fa (74,82). Ciò che conferma che si è giunti a un plateau che speriamo si trasformi presto in un'inversione di tendenza.

Abbastanza tranquillizzanti anche gli altri indicatori di ieri. I morti sono stati 23, il dato più basso della settimana, mentre gli ospedali si sono riempiti poco: i ricoverati totali sono 4.239, con un aumento di 40 unità, quelli in area non critica sono 3.767 (+34), i più gravi in terapia intensiva 472 (+6).

Il tasso di occupazione delle aree non critiche è del 6,67 per cento, quello delle terapie intensive del 5,33.

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