Il primo interrogatorio del super ex ricercato ha molti punti oscuri: «Ho rinunciato a farmi esplodere». Servizi sulle tracce di 5 sospettati

Francesco De RemigisGli investigatori sono sempre più convinti che Salah Abdeslam avrebbe dovuto partecipare anche agli attacchi di Bruxelles. Ma «non vuole più parlare», ha detto ieri alla Camera il ministro della giustizia belga Koen Geens. Dettagli sulla strage di Parigi emergono invece dalle deposizioni rese il 19 marzo dopo l'arresto, pubblicate da Le Monde e Bfmtv. L'ex ricercato numero uno avrebbe negato la volontà di farsi esplodere il 13 novembre e si attribuisce un ruolo logistico: «Dovevo entrare nello stadio come spettatore, ma non avevo il biglietto. Ho rinunciato quando ho parcheggiato. Ho lasciato i tre passeggeri e sono ripartito. Mi sono affidato al caso». La sua cintura kamikaze «mancava di liquido esplosivo», scrive Le Monde, citando la testimonianza di Abid Aberkan, il cugino fermato il 19 marzo da cui l'ex fuggitivo si rifugiò a Molenbeek.Salah accusa il fratello Brahim, responsabile di avergli consegnato la cintura nell'appartamento affittato a Bobigny (Francia). Sostiene che Brahim (morto da kamikaze a Parigi nel ristorante Comptoir Voltaire) sia il perno delle azioni del 13 novembre. Dice ripetutamente il suo nome, reo confesso di aver «affittato auto e stanze d'albergo su sua richiesta» e che «ogni volta che ha dovuto comprare materiale per preparare gli attentati, il denaro veniva da Brahim». Salah attribuisce poi la responsabilità della strage a Abdelhamid Abaaoud, ucciso il 18 novembre nel raid di Saint-Denis, la banlieue a nord di Parigi. Dice di non conoscere i tre kamikaze del Bataclan e che «nove persone oltre a lui» hanno partecipato a quegli attentati. Poi ripercorre la fuga post-Bataclan: dopo gli attacchi «ho contattato una sola persona, Mohammed Abrini». Ma le indagini lo smentiscono aggiungendo altri sodali belgi a Mohammed Amri e Hamza Attou. Salah si è poi spostato in Belgio in taxi, da Scharbeek a Forest, «nascosto da Mohamed Belkaid». Nell'appartamento di Belkaid tra i pianificatori degli attacchi di Parigi in cui la polizia ha fatto irruzione il 15 marzo credendolo vuoto e da lì Salah è riuscito a scappare tre giorni prima di essere catturato a Molenbeek.«Non avevo un altro posto dove andare - ha detto Salah - Abdel (alias Belkaid) non è stato contento di vedermi. Gli ho spiegato che non ero riuscito a farmi saltare in aria, mi ha consolato e mi ha detto che mi avrebbe nascosto finché non avessi potuto andare altrove, al sicuro». Il presidente francese François Hollande dice: «La cellula sta per essere annientata». C'è però un nuovo sospettato, ricercato sia per gli attentati di Parigi sia di Bruxelles: Naim Al Hamed, un siriano di 28 anni «molto pericoloso che potrebbe essere armato» di kalashnikov. Dopo gli attentati di Bruxelles i Servizi hanno ricevuto una lista di 5 sospettati che si presume coinvolti negli attentati di novembre e del 22 marzo. Al Hamed appare per la prima volta: una segnalazione diffusa insieme a quella di Abrini e Najim Laachraoui, che la polizia ha confermato essere uno dei kamikaze dell'aeroporto di Zaventem e sospettato di essere l'artificiere del Bataclan.Il britannico Daily Mail sostiene che i due fratelli kamikaze di Bruxelles, Khalid e Ibrahim El Bakraoui, avevano lavorato come addetti alle pulizie nell'aeroporto della capitale belga. E ieri lo Stato islamico ha rivendicato, per la prima volta in un video, gli attacchi di Bruxelles.

Il quotidiano le Soir rivela un filmato di 7 minuti e 43 secondi, nel quale i jihadisti si rallegrano degli attacchi: uno di loro è Lotfi Aoumeur, 25 anni, che nel 2015 aveva già minacciato il Belgio e la Francia in un filmato.

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