S i stringe il cerchio della Procura della Repubblica intorno a Gianluca Savoini, presidente della associazione Lombardia-Russia, e agli altri parteciparti all’incontro del 18 ottobre nella hall dell’hotel Metropol di Mosca. L’accusa di corruzione internazionale mossa a Savoini per le sue operazioni a favore della Lega sul petrolio russo è, secondo quanto si spiega ieri in Procura, una ipotesi d’accusa iniziale, pronta a venire modificata se le indagini portassero ad altre strade. E il primo passo per gli inquirenti è capire in fretta il senso della riunione al Metropol. Savoini, secondo la versione ufficiale, è per ora l’unico iscritto nel registro degli indagati. Ma altri nomi sono destinati a fargli compagnia abbastanza presto. A partire da quelli di «Luca» e «Francesco», i due italiani presenti a Mosca insieme al militante leghista, e le cui voci compaiono anch’esse nel file audio reso noto da Buzzfeed. I due sarebbero già stati identificati. E ad interessare gli inquirenti è in particolare la figura di uno dei due, quello che in una delle frasi registrate mostra più dimestichezza con le dinamiche del mercato del petrolio: «Eni prende il prodotto e paga in una finestra temporale, una volta al mese, di solito i pagamenti vengono fatti dal 17 al 27 ogni mese, così noi saremmo pagati in questi giorni, in linguaggio tecnico si tratta di una formula open credit». L’identificazione del soggetto, che potrebbe essere stata compiuta banalmente ricostruendo i contatti dello smartphone di Gianluca Savoini, è importante perché è lui, il cosiddetto «Italiano 2», a fare ai russi la proposta che suona più esplicitamente corruttiva: quella che prospetta, nel caso di uno sconto del 10 per cento sul prezzo del greggio, che alla Lega vada il 4 per cento per finanziare la campagna elettorale ma il resto, ovvero una montagna di rubli, «è vostro». È questa la frase, spiegano gli inquirenti, che ha portato a configurare il reato di corruzione internazionale. Un reato, è bene ricordarlo, che si commette anche se alla fine i soldi non viaggiano: bastano la promessa e l’accettazione. C’è però un tassello indispensabile: che l’offerta venga rivolta a un pubblico ufficiale o comunque a un rappresentante dello Stato. Ed è proprio questo il pezzo che manca all’inchiesta: dare un nome e una funzione a Russo 1, Russo 2 e Russo 3, gli interlocutori di Savoini e dei suoi amici. Se si trattasse di personaggi legati a aziende in qualunque modo controllate dal Rosimushchestvo, il Comitato di proprietà statale russo, l’ipotesi di corruzione potrebbe reggere. Ma se fossero invece professionisti del settore, intermediari o semplici faccendieri - di cui la Russa pullula - l’ipotesi di reato barcollerebbe. A quel punto l’inchiesta dovrebbe dirottare sul reato di finanziamento illecito dei partiti: che, a differenza della corruzione, scatta solo se i soldi arrivano davvero. Ma questi sono scenari giudiziari di là da venire: quello che conta è che l’indagine milanese viaggia a ritmi sostenuti e condizionerà con le sue scoperte lo scenario politico. Per lunedì mattina è previsto il rientro in Procura dopo le ferie di Fabio De Pasquale, procuratore aggiunto e grande conoscitore del mercato del petrolio, che coordina l’inchiesta insieme ai pm Gaetano Ruta e Sergio Spadaro. Si lavorerà sulle richieste di rogatoria internazionale: senza farsi troppe illusioni, specie per quanto riguarda la Russia. Riprenderà la fase degli interrogatori che sono già in agenda: non quello di Savoini, che i pm vogliono sentire solo quando il quadro sarà più chiaro, ma di comprimari della vicenda che verranno sentiti come testimoni.
Al centro resta il file audio dell’incontro del Metropol, che ufficialmente non si sa chi abbia registrato e diffuso, ma che la Procura di Milano è sicura di avere ricevuto in modo lecito e utilizzabile. Ma non dice da chi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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