Magistratura

La procura degli irriducibili spacca in due anche il Csm

Salta la nomina del nuovo capo di Firenze. Il candidato di Md superato da un moderato

La procura degli irriducibili spacca in due anche il Csm

È la Procura degli irriducibili, quella che delle inchieste sul potere politico fa ancora la sua bandiera: sia che si tratti di incriminare Matteo Renzi e la sua famiglia, sia di indagare Silvio Berlusconi per la surreale accusa di avere ordinato le stragi di mafia. Anche per questo tenere saldo il controllo sulla procura della Repubblica di Firenze era per la corrente di sinistra dei magistrati un obiettivo cruciale. Le voci di corridoio, alla vigilia della decisione del Consiglio superiore della magistratura, davano l'operazione ormai per conclusa: a guidare la procura gigliata sarebbe andato un uomo di Magistratura democratica. Invece ieri al momento del voto, in Csm succede il patatrac. I giochi si riaprono bruscamente, e la sensazione che l'epoca del predominio delle toghe rosse nell'organo di autogoverno sia al tramonto ne esce rafforzata.

In questo momento, per quel che se ne sa, Firenze è l'unica procura a tenere ancora iscritto il Cavaliere nel registro degli indagati. Se Berlusconi, nonostante la gravità delle accuse, ha scelto finora il basso profilo lo stesso non si può dire di Matteo Renzi, che sulle presunte malefatte dei pm che lo indagano ha scritto un intero libro, e non perde occasione né per attaccarli in pubblico né per affrontarli a muso duro in udienza.

Il principale avversario di Renzi a Firenze è Luca Turco, per anni iscritto a Magistratura democratica, il procuratore aggiunto che dirige l'ufficio dopo il malinconico trasferimento del capo Giuseppe Creazzo. Turco è troppo giovane per aspirare al posto di capo, così Md si era organizzata per mettere sopra di lui un altro iscritto affidabile: l'attuale procuratore di Livorno Ettore Squillace Greco. Nelle salde mani dell'asse Squillace-Turco le indagini sui due ex presidenti del Consiglio erano al sicuro.

Ma nel Csm del dopo Palamara qualcosa è cambiato. Per effetto tanto delle elezioni interne alla magistratura quanto del voto del Parlamento per i «membri laici» del Consiglio sugli scranni dell'organo di autogoverno si è seduta una inedita maggioranza moderata. A presiedere la commissione incarichi direttivi è approdata la supervotata giudice conservatrice Maria Luisa Mazzola. E ieri è l'asse della Mazzola con due consiglieri di nomina politica moderati, Daniela Bianchini (indicata da Fratelli d'Italia) e Ernesto Carbone, renziano, fa scavalcare il candidato d Md da un outsider: Filippo Spiezia, corrente centrista Unicost, da tempo fuori dai giochi di corrente essendo distaccato a Eurojust, e robusta fama di indipendente (memorabile uno scontro frontale con Ilda Boccassini, da cui uscì sconfitto).

Tre voti a Spiezia, due a Squillace Greco, uno alla terza incomoda Rosa Volpe, anche lei di Unicost. Dovrà sbrigarsela il plenum, dove può accadere di tutto. Sulla carta - con gli schieramenti attuali - Spiezia potrebbe spuntarla, ma a quel punto Squillace Greco potrebbe ricorrere al Tar. Insomma, arrivata al primo test significativo la nuova linea del Csm - che si era riproposto di prendere le decisioni più importanti all'unanimità - sembra incagliarsi davanti agli eterni giochi di corrente.

La novità vera è che adesso a rimetterci sembra essere la sinistra.

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