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"È tutto un agitarsi inutile...". La brama dei dem per il Quirinale

Per i dem l'elezione del Presidente della Repubblica è già un'ossessione: ecco tutti i nomi in campo per candidature, alcune con zero speranze. "Ma a Letta fa comodo questo gioco"

"È tutto un agitarsi inutile...". Le mire dei dem sul Quirinale

La carica dem per il Quirinale. A meno di un anno dall’elezione del prossimo Presidente della Repubblica, nel Pd fioriscono candidature per prendere il posto di Sergio Mattarella. “Un’autentica ossessione, anche se tutti sappiamo che i numeri a disposizione non sono sufficienti”, dice una fonte interna. Tradotto: bisogna parlare con il centrodestra, da Forza Italia alla Lega. E non solo: “C’è anche l’incognita di Conte e del Movimento 5 Stelle. Vista la loro situazione, chi può dire come arriveranno i grillini al prossimo febbraio?”.

Sottinteso: ci si potrà fidare dei grillini? Eppure nel partito di Largo del Nazareno è tutta una corsa a cercare di capire chi è più quirinabile di un altro. Ovviamente sempre nell’ambito dem. Un totonomi fuori controllo. “Il gioco fa molto comodo a Enrico Letta, perché molti big pensano in grande e si tengono fuori dalle beghe di partito”, dicono a IlGiornale.it. Un paradosso, dato che lo stesso Letta ha detto che si deve parlare poco del nuovo Capo dello Stato.

La tela di Franceschini

E quando si parla di Pd e Colle, il primo nome è sempre quello di Romano Prodi, già impallinato nel 2013 dai famosi centouno, quei franchi tiratori che fermarono il suo cammino verso il Quirinale. Il Professore, stavolta, è cauto: si è addirittura chiamato fuori, adducendo la motivazione dell’età. Chi non ha problemi anagrafici, invece, è Dario Franceschini, ministro della Cultura. Si racconta che punti da tempo al grande salto, dopo una vita a muoversi nei Palazzi, attraversando varie fasi politiche. A 62 anni ha già l’esperienza del veterano, la capacità di tessere la tela, piazzare i tasselli al punto giusto. Per questo motivo vorrebbe spingere il presidente della Camera, Roberto Fico, alla candidatura a sindaco di Napoli. Così da prenderne il posto sullo scranno più alto di Montecitorio, postazione ideale per ascendere al Quirinale. Eppure, anche chi vedrebbe bene come Presidente, indica in ribasso le sue quotazioni. “È ancora troppo nell’agone politico”, è il ragionamento.

Un avversario interno è senz’altro Walter Veltroni. Tra un articolo e un libro, nel segno della riflessione intellettuale, l’ex sindaco di Roma sta cercando di rinverdire i fasti della sua immagine ecumenica, dialogante e "ma anchista", cercando di mettersi al di sopra delle parti per attirare le simpatie, quantomeno, dei moderati. Di sicuro vuole corteggiare i settori renziani, non solo di Italia Viva, ma anche quelli del Pd stesso. Anche in questo caso è più un sogno che qualcosa di realizzabile, visto che a sinistra vanta una sostanziosa lista di “nemici”. A cominciare da Massimo D’Alema, che qualcosa conta ancora specie all’interno di Leu. Ed esercita un certo fascino pure nella sinistra dem.

Ambizione oltre i confini

Così l’ossessione del Pd per il Colle esonda oltre i confini nazionali e sbarca in Europa. Paolo Gentiloni, 66 anni, attuale commissario per l’economia, viene accostato alle ambizioni quirinalizie. Nobile di nascita, rivoluzionario in gioventù con la militanza nella sinistra extraparlamentare, è oggi considerato il jolly moderato del Pd. Serve un ministro degli Esteri? Ecco Gentiloni. Un presidente del Consiglio dopo Renzi? E riecco Gentiloni. Un commissario in Europa? Nemmeno bisogna dirlo: c’è Gentiloni. Adesso manca l’ultimo step, il nome per la Presidenza della Repubblica. Sempre dalle parti dell’Ue c’è David Sassoli, che dal telegiornale di Rai 1 ha fatto tanta strada. Prima è stato capodelegazione del Pd al Parlamento europeo, poi vicepresidente del Parlamento europeo e ora numero uno dell'istituzione. Nei Palazzi la sua possibilità di elezione a Capo dello Stato è data prossima allo zero. Eppure nel partito c’è chi lo sponsorizza con forza.

Ma l'elenco finisce qui? Nient’affatto. C’è chi spinge per Pier Luigi Castagnetti, ex leader del Partito popolare italiano e già vicepresidente della Camera. Dalla sua parte ha un vantaggio: il legame con Mattarella. D’altra parte i 76 anni rappresentano un fardello per le ambizioni. “Ma alla fine - conclude una fonte parlamentare - è tutto un agitarsi inutile. Questa volta il Presidente va concordato con tutte le forze parlamentari”.

Con buona pace all’ossessione dem per il Colle.

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