Prof, personale, alunni: sulla scuola "immune" la nuova sfida di Draghi

"Moral suasion" del governo, poi l'obbligo vaccinale. Mancano tre milioni di ragazzi.

Prof, personale, alunni: sulla scuola "immune" la nuova sfida di Draghi

Mario Draghi sulla scuola vuole l'unanimità. Il premier ritiene sia quella dell'istruzione la partita cruciale sulla quale si deve però giocare di strategia. Moral suasion fino all'ultimo secondo per indurre tutti, docenti e studenti, a vaccinarsi prima di imporre l'obbligo. Poi concordia politica su tutte le misure di prevenzione. Nella scuola non si può entrare sfondando la porta: le decisioni devono essere condivise. La bozza del Piano nazionale scuola 2021/2022, elaborato alla luce delle indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico, è pronta. Anche il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, era pronto a presentarla alle Regioni. Lo slittamento di una settimana (il decreto dovrebbe essere varato il 5 agosto) serve appunto a raccogliere consenso per arrivare a una decisione condivisa da tutti perché nella scuola si gioca il futuro del Paese. Non a caso Draghi ha chiesto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di insistere sull'importanza della vaccinazione e del green pass per riconquistare la libertà limitata a causa del Covid.

Ed è il ministro della Salute, Roberto Speranza, ad annunciare che «il governo non farà mancare un'iniziativa molto forte per raggiungere l'obiettivo» delle lezioni in presenza. Iniziativa che arriverà la prossima settimana: il decreto con le misure sui trasporti ed il green pass.

Ma quello dell'obbligo per i docenti è in realtà un falso problema perché la stragrande maggioranza è vaccinata e il mondo della scuola compresi i presidi non è pregiudizialmente ostile all'idea dell'obbligo. A preoccupare sono i giovani che torneranno ad affollare i mezzi pubblici ed è il nodo trasporti a dover essere sciolto. Qui la questione del vaccino obbligatorio si fa più delicata e la convinzione è che debbano scendere in campo i pediatri di libera scelta ed i medici di famiglia per rassicurare soprattutto i genitori.

Nell'attesa dei dati certi richiesti dal commissario all'emergenza Francesco Paolo Figliuolo, al momento si pensa a un sistema graduale. Chi non si vaccina tra i docenti verrà prima ammonito, poi trasferito a una mansione che non lo metta in contatto con gli studenti. Infine di fronte a un estremo diniego si ricorrerà alla sospensione.

I dati sui docenti che mancherebbero all'appello del vaccino, oltre 200mila, sono stati contestati e vanno verificati. Quelli disponibili mostrano un livello di protezione in Lombardia, Molise, Friuli e Campania al di sopra del 90%. Ferma al 40 per cento la Liguria; al 53 la Sicilia e Bolzano. E dato che tra le ipotesi per l'obbligo ci sarebbe quella di valutare il numero dei vaccinati nell'area interessata è necessario che ci sia certezza sui dati. I più giovani si sono mostrati molto ben disposti di fronte al vaccino l'obiettivo è proteggere almeno il 60% degli studenti tra i 12 e i 19 anni prima dell'inizio delle lezioni. Al momento il 67 per cento dei circa 4milioni e mezzo di teen ager è scoperto: ci sono tre milioni di ragazzi da vaccinare.

L'imperativo per Draghi e anche per il ministro Bianchi è evitare la Dad. E per i vaccinati la via potrebbe essere spianata: anche se ci fosse un positivo in classe potrebbero continuare a frequentare in presenza, ispirandosi al modello francese.

Anche il Cts ribadisce il valore della vaccinazione per garantire le lezioni in presenza. Restano raccomandate tutte le misure per contenere la diffusione del contagio: le mascherine, preferibilmente le chirurgiche, dai 6 anni in poi. Distanziamento, dove possibile.

E infatti i sindacati ricordano che nulla è stato fatto per ridurre il numero degli alunni per classe. Per decongestionare i trasporti si raccomanda lo scaglionamento degli orari ma preferibilmente quelli degli uffici pubblici anziché della scuola.

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