«Padoan ha detto che per realizzare la flat tax ci vuole la fata turchina. Io la bacchetta magica ce l'ho, invece della fata turchina sono il mago Silvio. Io sono un usato sicuro, ma soprattutto garantito. La flat tax porterà risultati strepitosi. Porterò la disoccupazione sotto la media europea entro la fine della legislatura».
Silvio Berlusconi, dopo il coup de theatre del nuovo patto con gli italiani firmato da Bruno Vespa, si concede un'altra maratona televisiva, prima a Unomattina su Rai Uno, poi a Tagadà su La7 per rafforzare il consenso di Forza Italia a quindici giorni dalla fine della campagna elettorale. Un fuoco di fila mediatico che aumenterà ancora nell'ultima settimana quando oltre alle interviste radiofoniche e televisive e ai videomessaggi tematici, potrebbero esserci due-tre uscite pubbliche tra Roma, Milano (il 25 febbraio al Teatro Manzoni in un evento organizzato da Mariastella Gelmini) e Napoli (forse il 2 marzo). Per il momento si va avanti con la tv, con interventi in cui il presidente di Forza Italia mostra sicurezza sulla rimonta, svela qualche elemento sul candidato premier azzurro e si concede, come sempre, anche un pizzico di buonumore.
Il nome del candidato premier di Forza Italia? «Penso che lo si sia abbastanza capito negli ambienti giornalistici, però mi sono impegnato a fare il nome solo quando ne avrò autorizzazione diretta e personale da lui, comunque prima delle elezioni. Sarà un uomo. Garantisco che sarà il candidato ideale, che avrà splendidi rapporti con tutti i Paesi europei e con il Partito popolare europeo». Ci scappa anche un momento di ilarità quando fa un riferimento al candidato misterioso definendolo de cuius, espressione che viene utilizzata per indicare la persona che ha lasciato un'eredità.
Berlusconi continua a poter contare sul vento favorevole dei sondaggi, ormai consolidatosi nel tempo, e analizza la situazione e le rilevazioni relative a 35 collegi che potrebbero risultare decisivi. Di certo l'obiettivo di bloccare i Cinquestelle appare decisamente alla portata. «Si sono fermati al 27 per cento mentre noi abbiamo raggiunto il 40 per cento». E così resterà fino al 4 marzo, è la scommessa di Berlusconi: «In 15 giorni azzarda non può cambiare niente. Noi abbiamo già vinto. È cosa fatta, entrando in campo ho spostato Forza Italia dal 13 al 18%, per cui la coalizione avrà alla Camera e al Senato la maggioranza assoluta». La vittoria per l'ex premier è alla portata, anche perché «non ho mai sentito gli italiani così vicini e riguardosi», confessa.
Il nemico pubblico è soltanto uno e si chiama Movimento 5 Stelle. «Il Pd non è mai stato in corsa - ribadisce Berlusconi - è diventato una scatola vuota senza programmi. Speravamo molto in Renzi, ma il Pd è restato ai progetti del '900». E proprio ai Cinquestelle Sestino Giacomoni, uomo vicinissimo a Berlusconi, lancia una sfida: «Di Maio, nel tentativo di coprire lo scandalo di rimborsopoli, chiede agli altri leader di impegnarsi per dimezzare gli stipendi dei parlamentari.
Allora, per venire incontro alla demagogia grillina, senza però abbassare la qualità di chi entrerebbe in Parlamento, li invitiamo a sottoscrivere l'emendamento che Forza Italia aveva già presentato in aula, con cui legavamo l'indennità dei nuovi parlamentari a ciò che dichiaravano prima di essere eletti, prevedendo come tetto massimo quello stabilito per i dirigenti della pubblica amministrazione».
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