Il Donbass è sempre più russo e sempre meno ucraino. Ogni giorno città cadono nelle mani delle armate putiniane, quelle che ancora resistono sono sottoposte a bombardamenti a tappeto, la paura e la morte sono ovunque. Al punto da far parlare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky di «evidente politica di genocidio portata avanti dalla Russia in Donbass» attraverso la «deportazione» e «l'uccisione di massa di civili». «Vogliono ridurre in cenere Popasna, Bakhmut, Lyman, Lysychansk e Severodonetsk. Come Volnovakha, come Mariupol».
Ieri le forze dell'autoproclamata repubblica di Donestsk hanno dichiarato di aver raggiunto «il pieno controllo» della città di Lyman, nella regione di Kharkiv. Inoltre le forze dell'autoproclamata Repubblica di Lugansk sostengono di avere tagliato tutte le vie di ritirata per i militari ucraini. «Stiamo monitorando l'intero territorio», garantisce Andrey Marochko, ufficiale della milizia popolare della Lpr. Il quartier generale della autoproclamata repubblica del Donetsk è quasi solenne nel comunicare che «a partire dal 27 maggio 2022, le forze della Dpr e della Lpr, sostenute dalla potenza di fuoco dell'esercito russo, hanno liberato e stabilito il pieno controllo di 220 aree popolate sul territorio della Repubblica Popolare di Donetsk». Il leader della Dpr assicura anche che il porto di Mariupol ricomincerà ad accogliere navi «prima della fine di maggio». Proprio a Mariupol ieri una settantina di cadaveri sono stati trovati nell'ex stabilimento di Oktyabr. «Le persone - afferma il consigliere del sindaco Petro Andryushchenko - sono rimaste tra le macerie dell'edificio dopo il bombardamento. I corpi sono stati chiusi in sacchetti di plastica e portati per la sepoltura in una fossa comune nel villaggio di Stary Krym».
Donetsk, riporta Interfax.
Ma la vera partita si sta giocando nelle vicine città di Severodonetsk e Lyschansk nell'oblast di Lugansk, che i russi stanno cercando di accerchiare dopo la recente conquista di diversi villaggi a nord-ovest di Popasna. Secondo il report quotidiano dell'intelligence di Londra, Kiev avrebbe però ancora il controllo di molteplici settori, il che impedisce ai russi di avere il pieno controllo del Donbass.
Da Kiev arrivano conferme. «I russi stanno attaccando Severodonetsk da diverse direzioni - scrive su Telegram il capo dell'amministrazione militare regionale Sergiy Gaidai - ma gli occupanti non riescono a sfondare la difesa. I combattimenti continuano». Le truppe di Mosca starebbero cercando di avvicinarsi alla strada Lysychansk-Bakhmut per prendere il controllo e per questo starebbero anche colpendo i ponti che collegano Severodonetsk all'interno della regione e bombardano continuamente. Il sindaco di Severodonetsk Oleksandr Stryuk parla di «1.500 persone rimaste uccise dall'inizio della guerra» nella città, il cui patrimonio abitativo è completamente distrutto al 60 per cento mentre fino al 90 per cento degli edifici sono danneggiati e necessitano di importanti riparazioni. I 12-13mila residenti rimasti in città sono praticamente prigionieri, perché il percorso per uscire dalla città è estremamente pericoloso e le strade insicure.
Sotto attacco anche la regione di Dnipropetrovsk, nell'Ucraina orientale. Dieci persone sono morte e circa 35 sono rimaste ferite a causa di un missile lanciato dai russi sulla caserma della Guardia Nazionale nel distretto di Dnipro. Secondo il capo militare della regione Gennady Korban tre missili sono stati lanciati dalla regione di Rostov, uno dei quali ha colpito il bersaglio.
E a Kherson, dove va avanti la russificazione forzata (con la sostituzione delle forze di polizia e perfino del prefisso telefonico) un caccia ucraino MiG-29 ha abbattuto un caccia russo Su-35. Un piccolo schiaffo che è solletico per una Russia che pare al momento dominante.
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