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Profondo rosso Lazio. I disastri targati Pd fra sanità e trasporti

La Regione al voto eredita 90,7 milioni di disavanzo e una spesa fuori controllo

Profondo rosso Lazio. I disastri targati Pd fra sanità e trasporti

Deficit, spesa sanitaria alla deriva e liste d'attesa fuori controllo. Questa la pesante, drammatica eredità che la giunta uscente di Nicola Zingaretti lascia a chi si guadagnerà il ruolo di governatore del Lazio. La regione si approssima al voto del 12 e 13 febbraio con un disastro finanziario e gestionale senza precedenti. Partendo dal capitolo sanità, che impegna un buon 70% del bilancio di ogni ente territoriale, si inciampa in un evidente disavanzo di 90,7 milioni di euro e con una spesa, che nell'ultimo anno finanziario è cresciuta di oltre 1 miliardo. Ovvero da 10,7 per arrivare a 11,8 miliardi nel 2021. Dispendio che certo non ha apportato beneficio alcuno a pazienti e operatori sanitari. E il perché è presto detto. I primi sono vittime di liste d'attesa irregolari secondo i tempi previsti dai protocolli di prevenzione, cura e interventistica chirurgica. Difatti considerando gli esami diagnostici si sfiorano gli 8/12 mesi per ecocolordoppler e ecocardiogramma, 6 mesi per ecografia addominale, fino a un anno per mammografia con tomosintesi e altri 6/8 mesi per una ecografia prostatica mentre per l'Oct, la cosiddetta tac dell'occhio, sempre più spesso le liste sono chiuse, ovvero le agende della specialistica non riconoscono gli appuntamenti poiché previsti troppo in là nel tempo. A questo punto per attingere a un esame medico, necessario e nei tempi previsti, l'unica strada rimane quella di mettere mani al portafogli e provvedere pagando di tasca propria. E questo malgrado un'addizionale regionale Irpef pari al 3,33%: la più salata d'Italia e conteggiabile in circa 650 euro a contribuente. Senza contare che i medesimi tempi di attesa si ripercuotono anche sugli interventi chirurgici cosiddetti programmati. Al contempo gli stessi operatori sanitari si dicono allo stremo a causa delle mancate assunzioni: negli ultimi tre anni si è contata una diminuzione di oltre 10 mila operatori sanitari nel Lazio tra pensionamenti e abbandoni volti ad approdare nelle cliniche private, anche non convenzionate. A incrementare quel deficit mal celato i medici a gettone, ingaggiati nelle Asl e nei Pronto soccorso degli ospedali, tramite le tante cooperative che vengono pagati fino a 150 euro l'ora ma che, nei capitoli di bilancio non pesano sui costi del personale piuttosto invece su quelli riferiti ai servizi. L'evidenza della pessima gestione delle risorse è diventata palese quando la Ragioneria dello Stato, qualche giorno fa, con un apposito focus sulla spesa sanitaria regionale ha puntato l'indice contro la giunta uscente che, invece di impegnare l'extragettito per coprire i disavanzi lo andava a trasferire al capitolo trasporti. E non si parla di cifre contenute, anzi. Si conteggiano circa 753,6 milioni di euro travasati per i servizi pubblici che malgrado l'extragettito e i finanziamenti a pioggia mal funzionano. A fronte di questo non è ancora chiaro dove vada a finire invece la quota nazionale del fondo per il trasporto pubblico locale che ogni anno la Regione Lazio, riceve dallo Stato e che dovrebbe essere pari a circa 650 milioni di euro.

Al contempo ulteriori fondi dal Lazio approdano anche al Comune di Roma: ben 240 milioni per il Tpl cittadino. Ma l'epilogo di questo scenario mediocre, frutto di una politica dozzinale i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti i cittadini del Lazio, la giunta uscente lo ha scritto due giorni fa. L'esecutivo deprivato di qualsivoglia potere, a meno di un mese dal voto, con tanto di consiglio regionale sciolto ha approvato, motu proprio, il piano sulla transizione ecologica.

Certo è che la sinistra non manca di teatralità anche nella dissoluzione.

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