La sinistra sceglie il profugo e ghigliottina un suo esponente. Prosegue il tiro incrociato contro Debora Serracchiani, governatrice del Friuli Venezia Giulia, messa alla gogna dal suo stesso schieramento per aver commentato in modo non politically correct, con tanto di comunicato ufficiale della Regione, il tentato stupro ai danni di una minorenne da parte di un richiedente asilo iracheno. L'esponente dem ha fatto l'errore di sostenere che «la violenza sessuale è un atto odioso e schifoso sempre ma risulta socialmente e moralmente ancora più inaccettabile quando è compiuto da chi chiede e ottiene accoglienza nel nostro Paese». Ed è stata immediatamente bacchettata da compagni di partito e d'area, che l'hanno invitata al «mea culpa». Dopo Roberto Saviano, oggi è arrivata perfino l'Unità a massacrarla in prima pagina parlando ieri di «orrenda frase». E ancora di «un discrimine che tra l'altro ridicolizza un istituto decisivo come lo status di rifugiato, che non comporta alcun obbligo in più, e semmai certifica e riconosce una vita vissuta con maggiori complicazioni». E, sebbene la frase sia seguita da una puntualizzazione («non è un alibi»), rispunta il solito vizio della sinistra di giustificare chi delinque, se appartiene a una minoranza disagiata. Una reazione, quella dei suoi compagni, che ha spinto anche la governatrice a trovare, di nuovo ieri, una scappatoia per allontanare i riflettori da lei e da una frase ovvia, che rappresenta il pensiero della maggior parte degli italiani. «Quando si parla di accoglienza dobbiamo mettere da parte le ipocrisie: se si vuole essere accolti bisogna rispettare le regole e questo noi dobbiamo chiedere - ha ribadito -. Chi non lo fa deve ovviamente pagarne le conseguenze. Non significa parlare di diversità di colore o provenienza: dico semplicemente che un furto in casa è sempre odioso, ma se lo compie la persona che ho accolto in casa mia il giorno prima, questo mi dà ancora più fastidio». «Le circostanze aggravanti e attenuanti esistono da sempre nel codice penale - afferma il segretario di Scelta civica, Enrico Zanetti - e nel comune sentire. Dire che essere un profugo accolto da un Paese rappresenta una aggravante, nell'istante in cui si commette un odioso crimine contro la persona, significa dire cose di pacifico buon senso». Dalla sua anche Paolo Mieli che parla di «un'Italia rozza e ignorante». «Il fatto che in Italia possa nascere una simile polemica - tuona - è orribile ed era impressionante leggere oggi (ieri, ndr.) alcune dichiarazioni.
Ma è possibile che nel nostro Paese ogni occasione sia buona per saltarsi alla gola, per distruggere. Bisogna finirla bisogna voltare pagina e non continuare con questo stile orribile che porterà l'Italia nello sprofondo».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.