Rappresentare dei mostri come fossero dei mostri per la sinistra non è accettabile. È l'ultima, incredibile polemica nata dopo il via alla campagna di comunicazione istituzionale della Regione Piemonte in occasione del prossimo 10 febbraio, giornata del Ricordo delle Foibe e dell'esodo giuliano-dalmata.
L'annuncio del ciclo di eventi "Identità oltre confine" organizzato dall'assessorato all'Emigrazione in collaborazione con la Fondazione Circolo dei Lettori è stato accompagnato dalla diffusione del manifesto promozionale realizzato dall'Anonima fumetti di Torino. Una rappresentazione artistica che vede in primo piano uomini e donne fuggire dalla ferocia dei partigiani titini, con i volti coperti dall'ombra, le forme inquietanti, la stella rossa a dominare dall'alto dell'uniforme.
Un'illustrazione che, secondo l'assessore regionale Maurizio Marrone (FdI) "comunica finalmente in modo efficace anche alle nuove generazioni il senso drammatico delle Foibe e dell'esilio giuliano dalmata". Tra gli eventi in programma, anche la proiezione cinematografica del documentario "Fertilia Istriana", un'esibizione musicale della cantata dedicata a Norma Cossetto, un approfondimento a cura del direttore del Vittoriale Giordano Bruno Guerri sull'Impresa fiumana di Gabriele D'Annunzio. Inoltre, ogni biblioteca delle scuole superiori della Regione verrà dotata della dispensa storica "Il dramma italiano dimenticato" realizzata dall'Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia di Torino.
L'intento dell'assessorato, quello cioè di veicolare attraverso musica, arte grafica, cinema e prodotti librari la memoria storica di un dramma sottaciuto per decenni come quello delle foibe non è stato apprezzato da tutti. Anzi.
Il vicepresidente del Consiglio regionale, Mauro Salizzoni (Pd), ha definito "grottesca" la rappresentazione artistica che ritrarrebbe una realtà "conflittuale, a senso unico, con le stelle rosse armate che cacciano civili perbene terrorizzati". Secondo Salizzoni l'opera riporterebbe in auge "un clima da anni Cinquanta, con i buoni da una parte e i cattivi dall'altra" senza che vengano raccontati invece "i fatti dall'una e dall'altra parte". La colpa dell'assessore, dunque, sarebbe quella di non dedicare spazio sufficiente alla versione dei carnefici, e di aver voluto trasmettere con un'immagine indubbiamente forte ciò che la persecuzione in effetti fu: un crimine basato sul terrore e sull'impotenza delle vittime innocenti.
Si spinge oltre, dagli scranni dell'opposizione, Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi, secondo il quale la locandina sarebbe "un'immagine che sembra propaganda nazista" e quelle operate dall'"amministrazione nera" sarebbero delle "manipolazioni" inscenate con l'utilizzo di denaro pubblico: "Testi e iniziative rigorosi e ben fatti - dice -, che facciano luce su quella fase della storia, ne esistono, ma la nostra destra in genere non perde occasione per aggredire verbalmente e minacciare chi li promuove, siccome alla storia preferisce da sempre il revisionismo cialtrone". Il tutto accompagnato dall'invito al governatore Alberto Cirio a rimuovere l'immagine.
Sì, testi come quelli che per mezzo secolo questa pagina di storia l'hanno omessa, o testi gustificazionisti e provocatori come E allora le foibe? dello storico Eric Gobetti, un profilo talmente super partes da farsi ritrarre in foto col pugno chiuso, col fazzoletto rosso al collo con la bandiera dei partigiani titini, gli stessi che massacrarono migliaia di italiani. Come se la sua produzione letteraria non fosse già abbastanza schierata, Gobetti accusa la Regione di non "favorire una narrazione condivisa e partecipata rispettosa della complessità storica" (mica come fa lui, che ancora si ostina a sostenere che quella di Basovizza non sia una foiba) utilizzando una locandina "a metà strada fra un fumetto anni '50 e i manifesti di propaganda nazista". Le sue considerazioni, postate sui social, sono accompagnate da centinaia di commenti, tra i quali molti con emoji col pugno chiuso, con elogi al comunismo titino, con riferimenti ad un modello di "propaganda stile Goebbels".
L'assessore Marrone respinge tutte le accuse al mittente, e al Giornale.it dice: "Le polemiche della sinistra dimostrano che nel Pd c’è ancora chi non ha fatto i conti con la storia, soffre se ricordiamo che gli aguzzìni erano partigiani comunisti del dittatore Tito e vorrebbe mettere sullo stesso piano infoibati e infoibatori, vittime e carnefici".
In riferimento diretto alle dichiarazioni di Salizzoni, aggiunge: "Nauseante che queste posizioni siano rivendicate da chi siede alla vice presidenza del Consiglio Regionale in quota opposizione: se ha ancora un briciolo di dignità il centrosinistra gli revochi questa prestigiosa carica istituzionale". Infine, la chiosa storico-politica: "La Storia li ha già sconfitti, soprattutto nel nostro Piemonte dove negazionismo e giustificazionismo non saranno tollerati".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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