
I genitori di Paolo, che si è impiccato a 14 anni dopo pochi giorni di scuola superiore, denunciano episodi di bullismo nei confronti del figlio fin dalle elementari. Alle medie gli cambiano perfino scuola. Parlano con professori, presidi. Segnalano le prevaricazioni, gli episodi di esclusione, denunciano alle forze dell'ordine. E vengono ascoltati. Ma non abbastanza per salvare Paolo, sempre più fragile in mezzo ai compagni.
Vien da chiedersi se i protocolli adottati in tutte le scuole contro il bullismo siano sufficienti. Cosa sfugge ancora se un ragazzino su 5 è vittima dei bulli? Le nuove norme introdotte dalla legge 70/2024 sono prescrittive: la scuola ha l'obbligo, nel caso di atti di bullismo, di chiamare i genitori dei ragazzi coinvolti come autori dei fatti e di attivare le attività educative necessarie. Nei casi più gravi di reiterazione è prevista anche la denuncia. Nel caso di Paolo, le ispezioni attivate dal ministero dell'Istruzione dovranno chiarire se gli episodi di bullismo siano emersi, se il corpo docente avesse compreso il malessere del ragazzo e se fossero state attivate le misure previste in questi casi dalla nuova normativa.
"La scuola deve educare - spiega Antonello Giannelli, associazione nazionale dei presidi - lavoriamo su un duplice binario: sui potenziali bulli, cercando di insegnare a non offendere gli altri, e sui potenziali bullizzati, cercando di far capire che alle prese in giro non bisogna dare troppo peso. Vorremmo far capire che devono essere refrattari alle offese. Anzi, a loro volta devono denunciare, parlare con gli adulti, venire da noi senza paura".
I protocolli anti bullismo adottati dagli istituti scolastici sono dettagliatissimi e funzionano benissimo (sulla carta). Entrano così nel dettaglio di come si può gestire un caso di bullismo che spiegano anche come approcciare ai bulli, "per non aggredirli ma per renderli consapevoli della gravità delle loro azioni". Spiegano come tranquillizzare le vittime, assicurando la massima riservatezza sulla loro storia e fissando vari appuntamenti successivi all'incontro per trasmettere sicurezza. Ogni scuola ha il suo referente. Un docente che sa come muoversi, quando e come convocare i genitori, quando e come mettere a confronto i ragazzi. "Con una legge abbiamo previsto l'obbligo dei dirigenti scolastici di chiamare i genitori dei ragazzi coinvolti come autori dei fatti e di attivare le attività educative necessarie - spiega il ministro all'Istruzione Giuseppe Valditara - Nei casi più gravi di reiterazione è prevista anche la denuncia alle autorità preposte". La scuola, per prevenire i casi, è anche tornata a dare più peso al voto in condotta: con un 5 in condotta scatta la bocciatura automatica. In base ai dati Istat, il 68,5% di giovani tra gli 11 e i 19 anni ha subito comportamenti offensivi, non rispettosi o diffamatori, online o offline, spesso uniti a episodi di prevaricazione e violenza. In particolare, le percentuali ufficiali riportano che il 21% ha subito vessazioni in maniera continuativa (come Paolo), il 7,8% ne è rimasto vittima più volte al mese, l'8% ne è stato vittima addirittura più volte a settimana. L'età delle vittime? La maggior parte ha fra gli 11 e i 13 anni. Così come quella dei bulli.
I motivi? Spesso futili, una pettinatura, un look, una caratteristica fisica. Sì, basta così poco per distruggere l'autostima dei ragazzini più fragili, per convincerli che il mondo finisca lì, in quell'insulto sciocco.