Le autorità americane danno il via alla grande serrata. Mentre i numeri dei contagiati per il coronavirus continuano a salire negli Stati Uniti, arrivando ad almeno 4.000 casi con 70 morti, le maggiori città Usa, a partire da New York e Los Angeles, le più colpite dall'epidemia, si fermano per l'emergenza. Niente scuole, bar, ristoranti, cinema, tetri, locali notturni. Si potrà solo ordinare cibo da asporto o per le consegne a casa. «Le nostre vite stanno cambiando in modalità che erano inimmaginabili solo una settimana fa», ha detto il sindaco della Grande Mela Bill de Blasio annunciando la «misura drastica». La città «si trova davanti una minaccia senza precedenti e dobbiamo rispondere con una mentalità da tempo di guerra», ha precisato. Il governatore dello stato di New York Andrew Cuomo, insieme ai colleghi di New Jersey e Connecticut, ha ordinato anche la chiusura delle palestre e dei casinò, e vietato tutti gli assembramenti oltre le 50 persone nella regione. Restano aperti solo i servizi ritenuti essenziali: negozi di alimentari e supermercati, farmacie, distributori di benzina e centri medici. E a New York ha chiuso anche il luogo simbolo della città e dell'intera nazione, la Statua della Libertà, mentre l'incubo più grande resta lo stop della metropolitana, per ora scongiurato.
Il presidente Donald Trump, parlando con la stampa delle nuove linee guida per l'emergenza, ha lanciato un appello «a tutti gli americani»: «Evitate i gruppi con più di dieci persone per i prossimi 15 giorni». Inoltre, ha raccomandato di non frequentare ristoranti e bar, così come le case di riposo, e non andare a far shopping. «Ognuno di noi ha un ruolo fondamentale da svolgere nel bloccare la diffusione e la trasmissione del virus», ha precisato, affermando che l'epidemia potrebbe finire in luglio o agosto: «Se gli americani saranno uniti nel seguire le linee guida sconfiggeremo il virus tutti insieme e festeggeremo». Il tycoon ha escluso in futuro la decisione di un coprifuoco a livello nazionale. La previsione è che l'epidemia negli Usa «potrebbe finire a luglio o agosto». E «una recessione è possibiule».
La drammatica accelerazione delle misure restrittive in tutti gli Usa è arrivata mentre andava in onda a porte chiuse, nello studio della Cnn, il confronto tra i due candidati alle primarie democratiche, Joe Biden e Bernie Sanders. L'ex vice presidente e il senatore socialista, a distanza di sicurezza, si sono salutati toccandosi il gomito, e il coronavirus ha dominato la serata. L'emergenza sanitaria, ma anche economica, ha di fatto oscurato le agende elettorali dei due rivali, uniti nel condannare la risposta data dall'amministrazione Trump, accusata prima di aver minimizzato, e ora di non fare abbastanza. «Siamo in guerra. Questa è una emergenza più grande di noi», ha detto Biden. I due hanno litigato su quale sia il sistema sanitario ideale per sconfiggere la crisi, e nel respingere la proposta di Sanders dell'assicurazione gratuita per tutti, l'ex numero due di Barack Obama ha fatto l'esempio del nostro Paese: «L'Italia ha un sistema sanitario universale e non ha funzionato per evitare la pandemia», ha detto. «L'assenza di un sistema sanitario universale e centralizzato rende più difficile rispondere a queste crisi», ha replicato il senatore.
Biden ha anche formalizzato che, se riceverà la nomination, sceglierà una donna come candidata vice presidente, e l'avversario progressista ha replicato che molto probabilmente lo farà anche lui. Il governatore dell'Ohio Mike Devine ha raccomandato di rinviare il turno di primarie previsto per oggi al 2 giugno.
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