Guerra in Ucraina

"Mai così debole in vent'anni: ora anche i suoi mollano Putin"

Carolina de Stefano, docente di Storia e politica russa della Luiss, analizza l'andamento della guerra e la situazione di instabilità crescente della Russia di Putin

"Mai così debole in vent'anni: ora anche i suoi mollano Putin"

"Possiamo dire che la Russia ha vinto anche se, alla fine, resta in mano con un territorio relativamente piccolo dell’Ucraina rispetto agli obiettivi che si era prefissata?". “È questo il quesito che si pone Carolina de Stefano, docente di Storia e politica russa della Luiss, in uscita col libro 'Storia del potere in Russia. Dagli zar a Putin' (edizione Morcelliana), che, intervistata da ilGiornale.it, spiega che nessuno può anche dichiarare vittoria.

La Russia ha ufficialmente annesso i territori del Donbass, mentre l'Ucraina si sta riprendendo Cherson. Tra i due contendenti chi sta vincendo?

“Le guerre non si vincono mai mentre si combattono. Bisogna, poi, capire cosa si intende per vittoria, soprattutto dal versante russo. Al momento, è evidente che i russi si trovano in una situazione di grande vulnerabilità, e ciò è provato dal fatto che Putin sia stato obbligato nei mesi a cambiare radicalmente la sua retorica: a febbraio in Russia era proibito alla popolazione utilizzare la parola 'guerra' e si poteva parlare solamente di 'operazione speciale'. Ora, siamo passati alla guerra totale. Il nemico non è più l’Ucraina, che Putin ha a mala pena nominato nel suo discorso di annessione dei territori ucraini, ma, come lui l’ha definito, l’ "Occidente collettivo".

La decisione di Putin di annunciare la mobilitazione parziale è segno della sua debolezza e degli errori commessi dal suo esercito? Può essere un boomerang?

“È un enorme segno di debolezza. Putin ha resistito fino all’ultimo a prendere questa decisione nonostante già da alcuni mesi la Russia mancasse di uomini al fronte, consapevole dei rischi politici che avrebbe comportato. Dall’annuncio della mobilitazione parziale (che, come in Russia hanno capito tutti benissimo e da subito, di parziale non ha nulla), l’umore della popolazione e anche dell’élite, a cui ora si chiede di mandare i figli non addestrati a morire per l’Ucraina, il clima è totalmente cambiato. Putin si è alienato persone vicine a lui e, come si sta capendo in questi giorni, anche governatori e politici pro-governativi locali che per la prima volta dopo anni in cui erano stati zittiti esprimono apertamente la loro opposizione. Dal suo arrivo nel 2000, si tratta della decisione politica più impopolare che Putin abbia mai preso, e c’è un rischio reale di forte instabilità politica accelerata potenzialmente da una crisi economica incombente, sia a Mosca che nelle periferie. Anche nel Caucaso e in Asia Centrale c’è un clima di destabilizzazione a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina. La Russia ha perso il ruolo di garante della sicurezza nella regione e di arbitro dei conflitti locali, come in Nagorno-Karabakh".

Esiste la possibilità concreta che un Putin in evidente difficoltà possa usare davvero l'atomica?

“Prima di arrivare alla bomba atomica ci sono tappe intermedie, a partire da test di cui ha parlato anche il Times e che la Russia potrebbe pensare di fare al confine con l’Ucraina. La risposta occidentale, ovviamente, sarebbe fortissima e un atto del genere avrebbe conseguenze estremamente serie. Non si può però escludere che un Putin messo all’angolo, e in questi giorni sempre più isolato, possa compiere un gesto di irrazionalità. Lui, d’altronde, è il primo che sa di dover calcare la mano per apparire credibile con le sue minacce, e questo anche nel rivolgersi alla sua popolazione. Era chiaro già all’inizio - quando si è capito che l’idea russa di una guerra lampo non aveva funzionato e che il conflitto si sarebbe protratto - che saremmo andati verso un’escalation pericolosa".

Se neppure Zelensky intende avviare una trattativa finché la Russia occupa l'Ucraina, al momento non esiste alcuna alternativa alla guerra?

“Dal momento in cui la Russia ha violato il memorandum di Budapest del ’94 sull’inviolabilità delle frontiere dell’Ucraina, è difficile pensare a una trattativa di pace con Putin, considerato un partner totalmente inaffidabile. È probabile che in questa fase Mosca sia più disposta dell’Ucraina a 'negoziare alla russa', ossia imponendo le recenti annessioni come un dato di fatto e a partire da lì cercare un accordo sul resto per un cessate il fuoco. È significativo però che l’altro giorno Zelensky abbia ratificato una legge votata alla Rada che impedisce formalmente di negoziare con la Russia. Se sono dovuti ricorrere a un atto legislativo vuol dire che anche in Ucraina qualcuno disposto a negoziare c’è, e che le frange più nazionaliste vi si oppongono".

È possibile che, se cambia il regime in Ucraina o in Russia, ci possa essere l’avvio di un processo di pace?

"Più probabile nel caso in cui il regime cambi in Russia, anche se c’è molta incertezza su chi succederà a Putin e quando. Potrebbe essere un leader dalle posizioni ancora più radicali, e ciò non porterebbe quindi a un miglioramento delle relazioni con i paesi occidentali. Ma è certo che al momento è Putin l’ostacolo principale per un dialogo. Dubito invece che un cambio di regime in Ucraina cambierebbe qualcosa aprendo a una prospettiva di un processo di pace".

Qual è la verità sul Canale Nord-Stream 1? Ma, soprattutto, conviene ora a Putin interrompere le forniture di gas all'Europa?

"Sul Canale Nord-Stream 1 ci sono molti scenari possibili e le investigazioni sono ancora in corso. Sicuramente il principio della convenienza è raramente quello giusto per valutare le scelte di politica estera della Russia. Data la strategia europea di sganciarsi da gas e petrolio russi nei prossimi anni, la sostanza cambia poco. La Russia ha ancora riserve statali accumulate negli anni di prezzi elevati delle materie prime e le sta utilizzando per cercare di non far crollare tutto, ma non sono infinite.

La crisi economica inizia a essere palpabile, e peggiorerà in inverno".

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