Putin minaccia: "Così guerra alla Nato"

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Putin minaccia: "Così guerra alla Nato"
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Adesso il conflitto minaccia di mutare volto e trascinare nella voragine l'intera Alleanza Atlantica. A farlo capire è il presidente russo Vladimir Putin che parlando da Pietroburgo dichiara «in guerra con la Russia» tutti i Paesi Nato colpevoli di fornire armi a Kiev. La dichiarazione suona come la risposta alle parole del segretario di stato americano Antony Blinken che dopo un incontro a Kiev con il presidente Volodymyr Zelensky preannuncia il via libera della Casa Bianca all'utilizzo dei missili Atamcs per colpire in profondità i territori russi.

L'escalation, per quanto attesa, non va presa alla leggera. Neppure da noi italiani. A Kiev con Blinken c'era David Lammy neo-segretario agli Esteri del governo laburista inglese che - in piena sintonia con Blinken - dà per scontato il sì di Londra all'utilizzo dei missili inglesi Storm Shadow per colpire i territori di Mosca. Quella decisione comporta, però, una deriva che l'Italia non può sottovalutare. I missili Storm Shadow, con portata di circa 300 chilometri, sono stati forniti a Kiev non solo dall'Inghilterra, ma anche dal nostro Paese. E il nostro governo - pur avendone imposto l'esclusivo impiego sui territori ucraini occupati (Crimea compresa) - non ha possibilità di esercitare un controllo preventivo sul loro utilizzo. Come confermano fonti della Difesa interpellate da Il Giornale in Ucraina non c'è del personale militare italiano in grado di vigilare sul corretto impiego di quei missili. Dunque l'unica garanzia che i nostri Storm Shadow non vengano impiegati alla stregua di quelli inglesi si basa sulla disponibilità di Kiev a rispettare gli impegni assunti. Ma se nella nebbia della guerra un centro di comando ucraino decidesse - per necessità o cattiva fede - di calpestare gli accordi, nessuno a Roma potrebbe fermare la traiettoria di uno Storm Shadow di provenienza italiana diretto verso obbiettivi russi. E questo ci metterebbe inevitabilmente in una posizione che il nostro governo, anche per ragioni meramente costituzionali, ha sempre cercato di evitare.

Il tutto mentre i nostri rapporti con Mosca si fanno sempre più difficili. A farlo capire è la nota, diffusa dal ministero dell'Interno russo, che annuncia l'inserimento nella lista dei ricercati della giornalista Rai Stefania Battistini accusata di aver attraversato illegalmente il confine per raggiungere i territori del Kursk occupati dagli ucraini. Una nota a cui ha fatto seguito l'immediata convocazione alla Farnesina dell'ambasciatore russo ordinata dal ministro Antonio Tajani.

La minacciosa escalation non va presa alla leggera neanche dalla Nato. La possibile risposta russa è già stata abbozzata una settimana fa quando due missili Iskander hanno colpito il centro d'addestramento di Poltava uccidendo una cinquantina di cadetti ucraini. A quel bilancio andrebbero aggiunti, secondo alcune indiscrezioni, anche alcuni addestratori provenienti da Paesi europei. E questo spiegherebbe l'utilizzo di un'arma preziosa e costosa come i missili ipersonici Iskander di cui la Russia non ha ampie riserve vista la difficoltà nel reperire i microchip indispensabili alla loro guida. In questa logica tutte le presenze riconducibili alla Nato all'interno dell'Ucraina diventerebbero possibili obiettivi.

Con l'inevitabile conseguenza di spostare sempre di più l'asse del conflitto ucraino verso l'Europa e di trasformarlo in uno scontro diretto tra la Mosca e l'Alleanza Atlantica. Il tutto mentre l'America, dominus indiscusso della Nato, si ritrova priva, almeno fino a gennaio, di un presidente nel pieno delle proprie funzioni.

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