Guerra in Ucraina

"Putin perseguibile per ciò che sta facendo. Però è impossibile arrestarlo fisicamente"

Il magistrato per 13 anni all'Aia non ha dubbi: "Siamo di fronte a crimini di guerra e come tali perseguibili dalla Corte. Non sono effetti collaterali"

"Putin perseguibile per ciò che sta facendo. Però è impossibile arrestarlo fisicamente"

Un mandato di cattura internazionale contro Vladimir Putin è fantascienza?

«Niente affatto. Anzi direi che è nell'ordine delle cose. Più fantascientifica è l'ipotesi che possa concretamente venire eseguito, e cioè che Putin possa fisicamente essere arrestato e portato davanti alla Corte penale internazionale per essere processato. Ma di mandati di cattura contro capi di Stato la Corte ne ha già disposti in passato: contro Muhammar Gheddafi, per esempio, e contro il presidente ivoriano Laurent Gbagbo». Cuno Tarfusser, oggi alla Procura generale di Milano, è stato per 13 anni alla Corte penale internazionale dell'Aia. E davanti a quanto sta accadendo in Ucraina non ha dubbi: «Siamo davanti a crimini di guerra, e come tali perseguibili dalla Corte».

Crimini di guerra? I russi parlano di manipolazioni mediatiche.

«Anche se ci fermiamo a ciò che è documentato in modo inoppugnabile dalle immagini che vediamo, è evidente che siamo davanti a una piena violazione del diritto penale internazionale. L'articolo 8 dello Statuto di Roma dice che è un crimine di guerra colpire intenzionalmente la popolazione civile e obiettivi civili. E in Ucraina questo sta accadendo. Non siamo davanti a effetti collaterali di attacchi a obiettivi militari, ma a crimini intenzionali. Se l'obiettivo, come specialmente a Mariupol, è radere al suolo una città c'è veramente poco da dire».

La Russia riconosce l'autorità della Corte dell'Aia?

«L'ha riconosciuta ma la delibera non è stata ratificata. Purtroppo la stessa cosa è avvenuta da parte dell'Ucraina. Ma a dare alla Corte la giurisdizione sul territorio ucraino potrebbero essere, secondo il procuratore Kharim Khan, due dichiarazioni del governo ucraino del 2014 e 2015, all'epoca dei fatti di piazza Maidan e del Donbass».

Concretamente come si potrebbe svolgere l'indagine?

«C'è una sezione investigativa che la Procura può inviare sul terreno. Indagare sugli on going conflicts è sempre difficile, anche se meno difficile che sulle guerre civili. Certo, se pezzi di territorio cadessero sotto il controllo russo, come ad esempio Mariupol, le indagini sul terreno diverrebbero difficili. Ma ci sono comunque testimonianze, documenti, filmati».

Fino a che punto le indagini possono risalire la scala gerarchica? Se i crimini di guerra venissero confermati dalle indagini della Corte, sarebbe possibile chiamarne a rispondere personalmente il presidente Putin?

«La Corte tende sempre a risalire la catena di comando fino al punto più alto, non si occupa delle responsabilità dei militari sul terreno, di chi uccide e violenta, ma di chi ha dato l'ordine al livello più alto possibile».

Putin potebbe dire che non sapeva?

«Credo che le dichiarazioni di questi giorni del presidente russo siano una pubblica rivendicazione di quanto sta accadendo, e potranno essere usate contro di lui».

C'è il rischio che considerazioni di opportunità frenino le indagini della Corte dell'Aia sui crimini russi?

«Conosco bene Kharim Khan, e sono sicuro che se troverà gli elementi andrà fino in fondo».

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