Putin sfida Zelensky: "Incontro a Mosca". Xi: "L'Ovest scelga tra pace e guerra"

In piazza uno show da tiranni. Lo Zar: "Noi in guerra per i diritti umani". Il leader del Dragone: "Il progresso della Cina è inarrestabile, il resto del mondo si deve adeguare"

Putin sfida Zelensky: "Incontro a Mosca". Xi: "L'Ovest scelga tra pace e guerra"
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Uno, un tiranno vestito da tiranno. L'altro, un tiranno che recita la parte del leader illuminato. Xi Jinping, il padrone di casa, vestito come Mao con la giacca "rivoluzionaria" e stranamente sorridente, fa gli onori agli ospiti, mostra l'arsenale e definisce il suo Paese "inarrestabile". Ma a prendersi la scena è colui che a Pechino è andato come azionista di minoranza dell'alleanza. Perché Vladimir Putin, in un ambiente che evidentemente considera protetto, è tornato a parlare del conflitto in Ucraina come sempre alternando menzogne, propaganda, pretese e messaggi nemmeno troppo velati all'Occidente, in uno stile ormai noto a tutti e con una retorica orientata sempre a giustificare le peggiori azioni e anche a prendere tempo per proseguire nei propri intenti.

"Sono pronto a incontrare Zelensky, non ho mai rifiutato di farlo se può portare a risultati positivi. Può venire a Mosca quando vuole", ha detto, ben sapendo che la proposta di un bilaterale in casa dell'invasore non potrebbe mai essere accettata da nessuno. Ma per la retorica putiniana, la guerra in Ucraina non è una vera guerra e in fondo a lui non interessa granché. "In Ucraina per essere onesti, non combattiamo per il territorio, ma per i diritti umani, per i diritti delle persone che vivono in quel territorio, per parlare in lingua russa e vivere secondo le loro tradizioni", ha detto. Mentre sulle garanzie necessarie all'Ucraina per evitare una nuova invasione dopo la fine del conflitto, ha spiegato che "qualsiasi Paese deve avere assicurazioni sulla sicurezza, inclusa l'Ucraina ma ciò non è collegato allo scambio di territori". Putin ha dichiarato che "se prevarrà il buonsenso sarà possibile concordare un'opzione accettabile per porre fine alla guerra", lanciandosi in una dichiarazione che, però, non trova conferma nelle sue azioni: "Mi sembra che ci sia una certa luce alla fine del tunnel. Vediamo come si evolve la situazione", per poi tornare alla consueta minaccia: "In caso contrario, dovremo risolvere tutti i compiti che ci vengono assegnati con mezzi armati". Perché, come tiene a sottolineare, l'Ucraina non ha forza a sufficienza per contrastare la Russia e "stiamo avanzando con successo su tutto il fronte", dice.

Poi, la consueta lisciata di ciuffo a Donald Trump. "L'amministrazione attuale degli Stati Uniti sta spingendo per la pace", afferma, e per quanto detto dal tycoon che lui, Xi e Kim stanno cospirando contro gli stati Uniti, se la cava con una battuta: "Ha un buon senso dell'umorismo, nessuno ha detto nulla di negativo riguardo all'attuale amministrazione e tutti apprezzano la posizione del presidente Trump sui negoziati per la fine del conflitto armato", dice Putin prima dell'ennesimo avviso all'Occidente: guai a trasferire all'Ucraina i beni russi congelati in Ucraina altrimenti "l'ordine finanziario ed economico mondiale comune verrà distrutto".

Parole di Putin in pieno stile Putin. E anche Xi Jinping ha rispettato il consueto copione presiedendo l'imponente Parata della Vittoria a Pechino. Tra armi e carri nella tristemente famosa piazza Tienanmen, il leader del Dragone ha lanciato messaggi che sanno di minaccia mentre lui si impegna a "non lasciarsi intimidire dai bulli".

"Pace o guerra? Dialogo o scontro? Cooperazione che premia tutte le parti o rivalità a somma zero? Oggi l'umanità è di nuovo di fronte a scelte cruciali", ha detto Xi proseguendo con durezza: "Il grande rinnovamento della Cina è inarrestabile, sta al resto del mondo l'obbligo di adeguarsi per vivere in armonia ed evitare che le tragedie della storia si ripetano". O con noi o contro di noi, quindi. Vale per Xi come per Putin. Il tipico atteggiamento da tiranni.

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