Russia Unita, il partito filo Putin, con circa il 42% dei voti vince le elezioni e resta prima partito alla Duma, il parlamento di Mosca, destinato ad aggiudicarsi 240 dei 450 seggi. Secondo i dati preliminari della Commissione elettorale, per la formazione putiniana c'è un forte calo rispetto al 54,2% del 2016, con i Comunisti di Zyuganov che portano a casa il 25% circa delle preferenze, raddoppiando i voti rispetto al 13,3% del 2016. Entrerà alla Duma, dopo aver superato lo sbarramento del 5%, Nuovo Popolo, neonato partito di centrodestra che ha avuto il sostegno dei simpatizzanti di Alexey Navalny. Affluenza stabile rispetto a 5 anni fa al 45%. Putin avrebbe quindi la maggioranza assoluta ma avrebbe perso ben 96 seggi rispetto ai 336 che controlla ora, una «super maggioranza» di due terzi che gli ha consentito di modificare la Costituzione da solo. In serata Russia Unita ha rivendicato «una convincente vittoria».
Il voto però è andato ben oltre la proiezione di dati che nel complesso non hanno sorpreso gli analisti internazionali. La tre giorni di chiamata alle urne è stata caratterizzata da veleni, polemiche e contestazioni. Fin da venerdì aveva destato scalpore la decisione di Google, su richiesta dell'autorità per le telecomunicazioni russa, di bloccare i link di accesso ai documenti utilizzati dal movimento di Navalny per diffondere la lista di candidati sostenuti dalla strategia del voto intelligente. Il colosso ha anche disattivato video su YouTube del dissidente, rimuovendo persino l'app dal negozio virtuale Google Play. Navalny dal carcere si è aggrappato a Instagram (poi bloccato) esortando la popolazione a non essere pigra. «Votate. Convincete qualcun altro a fare lo stesso. Buona fortuna a tutti noi». Una fortuna che però non ha assistito gli anti-Putin, soprattutto per via dell'opposizione cosiddetta «sistemica»: capace cioè di partecipare alla vita politica proponendo un'agenda alternativa, senza però mai andare oltre i paletti stabiliti dal presidente russo. Eppure l'obiettivo di Navalny non era tanto ottenere seggi in parlamento, quanto dimostrare che il dominio del leader del Cremlino è in crisi. Per cercare di mettere al sicuro il risultato elettorale, il governo ha pure fatto leva sull'attore Depardieu, che ha votato all'ambasciata di Parigi, e mandato in campo i due ministri più influenti: Lavrov (Esteri) e Shoigu (Difesa), che non abbandoneranno l'incarico per sedersi alla Duma. Gli oppositori hanno contestato la decisione governativa di allargare a tre giorni la tornata elettorale. La causa ufficiale è il coronavirus, ma il leader del Partito Comunista Gennady Zyuganov ha considerato la novità come un tentativo di manipolazione. Spalmando le elezioni su tre giorni, il compito dei 245 osservatori è stato più difficile, «mentre le autorità hanno avuto più margine di manovra per intervenire e aggiustare i risultati», ha commentato.
Segnalate anche circa 10mila violazioni di voto, persone che hanno votato anche quattro volte, scrutatori cacciati dai seggi dopo essere stati pescati a correggere alcune schede elettorali, una dozzina di infarti e qualche buontempone in costume da dinosauro o della banda della Casa di Carta. Con un parlamento ancora fedele, Putin è atteso a mantenere le promesse. Almeno fino al 2024, quando scadrà il mandato e dovrà decidere se rimanere.
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