Qatargate

Qatargate, ora nel mirino ci sono gli eurodeputati

Da Bruxelles sì alla revoca dell'immunità per Cozzolino e Tarabella. Nuovi arresti in vista

Qatargate, ora nel mirino ci sono gli eurodeputati

E adesso l'ombra delle accuse di Antonio Panzeri comincia a pesare in modo drammatico sul futuro del più importante tra i socialisti belgi coinvolti nello scandalo del Qatargate, il deputato europeo e sindaco di Anthisnes Marc Tarabella.

Con il voto della commissione Giustizia del Parlamento europeo che ieri ha ufficialmente proposto la revoca dell'immunità a Tarabella e al dem italiano Andrea Cozzolino si apre ufficialmente la fase due dell'inchiesta, quella che dall'italian job - come finora era stato chiamato in modo un po' dispregiativo negli ambienti di Strasburgo e di Bruxelles - può allargare il tiro alle altre lobby che in questi anni hanno mercanteggiato l'appoggio degli eurodeputati alle cause più diverse.

Sono le lobby di cui Panzeri conosceva perfettamente l'esistenza e alle quali si è ispirato - almeno nella fase conclusiva del suo mandato parlamentare - per mettere a punto la sua «ditta» di lobbying a favore del Qatar e del Marocco.

Il voto della commissione Giustizia è arrivato ieri all'unanimità, dopo che Tarabella e Cozzolino avevano esplicitamente rinunciato ad avvalersi dello «scudo». Perché il provvedimento diventi esecutivo manca a questo punto solo il voto dell'assemblea plenaria dell'Europarlamento, il cui esito appare altrettanto scontato.

E a quel punto la Procura federale belga avrà mano libera non solo nell'inquisire Cozzolino e Tarabella ma, se riterrà, anche nell'arrestarli. La posizione del secondo appare da questo punto di vista particolarmente a rischio. Nei verbali di interrogatorio, resi dopo avere concordato con i pm la pena massima di un anno di carcere, Panzeri ha accusato Tarabella di avergli esplicitamente chiesto finanziamenti in nero in cambio dell'appoggio agli emendamenti pro Qatar, e di avergli personalmente consegnato in sacchi di carta un totale compreso tra i 120mila e i 140mila euro.

É un'accusa pesante e dettagliata, soprattutto se confrontata con quelle più vaghe che tengono in carcere dal 9 dicembre un'altra deputata, la socialista greca Eva Kaili, quindi a rigor di logica un mandato di cattura nei confronti di Tarabella appare quantomeno probabile. Come si comporterà Tarabella, che finora ha sempre negato ogni accusa, se dovesse finire in carcere?

Parlerà solo degli affari di Panzeri e della sua cerchia o allargherà il tiro? Dettaglio non irrilevante: Tarabella è accomunato a Panzeri anche dall'avere scelto di aderire a Articolo 1, il gruppo nato da una scissione a sinistra del Pd, di cui è uno dei pochi esponenti non italiani. Anche di quanto si sapesse al suo interno degli affari di Panzeri potrebbe sapere qualcosa.

Più sfumata appare la posizione di Cozzolino, di cui - almeno per la parte emersa finora - si parla solo nei verbali della Kaili, secondo la quale il suo compagno Francesco Giorgi custodiva anche soldi del dem napoletano, di cui era assistente. Di certo c'è che il «pentimento» di Panzeri ha gettato in agitazione le linee difensive sia degli attuali indagati che di quelli potenziali.

La procura federale sembra dare ampio credito alle accuse dell'italiano, e qualche conferma si può coglierne in quanto avviene a Milano: l'udienza che doveva sancire la consegna al Belgio della commercialista di Panzeri, Monica Bellini, viene rinviata perchè da Bruxelles non sono arrivati i documenti che erano attesi. Un altro segnale di benevolenza verso l'entourage del «pentito, dopo il salvacondotto concesso a moglie e figlia?

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