Sarà anche sporca, corrotta e disordinata, ma a noi Roma piace e siamo sicuri che se gli abitanti supplissero alle deficienze dell'amministrazione, almeno quelle relative alla pulizia e al decoro, in poco tempo tornerebbe ad essere splendida quanto negli anni Sessanta. Lo diciamo perché ci vivevamo e conserviamo memoria di quel tempo, allorché la Capitale era degna di esserlo. Immagino la domanda che si porranno i lettori: che possono fare i cittadini per migliorarla? Prima cosa, non insudiciarla. Seconda, non adeguarsi alla sciatteria dei politici, e non ci riferiamo soltanto al sindaco Ignazio Marino, che è un caso clinico, bensì anche ai suoi predecessori, che hanno trattato i soldi pubblici quasi che fossero quelli delle prostitute.
I romani si lagnano specialmente della sozzeria che caratterizza sia il centro sia (in particolare) la periferia. Hanno ragione. In vari talk show televisivi abbiamo udito ospiti dire: non percorri tre metri di marciapiede senza imbrattarti le scarpe di sporcizia. È vero. Non esistono più gli spazzini. Ma non soltanto a Roma. A Milano sono stati sostituiti da mezzi meccanici che la notte spazzano le strade: non i marciapiedi. A tenere in ordine i quali provvedono i proprietari dei negozi, nei tratti di loro pertinenza, e i portieri dei palazzi.
Non tutti i milanesi, ma molti, si impegnano a non gettare a terra qualsiasi schifezza. Per quanto riguarda l'immondizia, il sindaco Gabriele Albertini ha risolto il problema costruendo un inceneritore. Identica soluzione è stata adottata a Brescia, Bergamo e altri capoluoghi lombardi. Risultato, i cassonetti sono scomparsi.
Veniamo alla sciatteria degli amministratori comunali di Roma. I quali non si preoccupano della vivibilità della metropoli, ma pensano alle loro tasche e a quelle dei propri amici, tra cui numerosi delinquenti. Qui il compito della gente che voglia depotenziarli è difficile: non impossibile, però. Un paio di esempi. Premesso che la Città Eterna è nelle mani di mafiosi e affini intenti a ingrassare sulla pelle del popolo, i cittadini onesti anziché rassegnarsi al costume imposto dai criminali avrebbero l'obbligo di ribellarsi, facendo sentire la loro voce, secondo metodi democratici. Come?
I soliti speculatori pretendono di ospitare le Olimpiadi nella capitale, pur nella consapevolezza che scarseggiano i soldi per organizzarle e, quand'anche ve ne fossero, sarebbero spesi male, nel senso che in massima parte verrebbero divorati da appaltatori ladri e da costoro spartiti con chi li favorisce sempre e comunque, attraverso trucchi e imbrogli.
Ecco, i romani, anziché abbozzare, esprimano con clamore il loro dissenso. Protestino, urlino, minaccino coloro che intendono stravolgere la capitale, incasinarla e ulteriormente rovinarla. Ciò, invece, non accade. Prevale in quasi tutti la speranza di papparsi qualche briciola.
Bottegai e ristoratori si illudono altresì che il prossimo Giubileo porti nelle loro casse guadagni straordinari. Non è così. Perché i pellegrini, in grande maggioranza, sono poveracci che non pranzano in trattoria: si accontentano di un pezzo di pizza e dormono dove capita, non certo negli hotel. L'evento religioso è programmato dal Vaticano e non dal Campidoglio. Pertanto, non si comprende per quale motivo tocchi alla giunta comunale investire denaro (che non c'è) per realizzarlo nel migliore dei modi. Dispiace per il Papa che tiene tanto alla pia manifestazione, ma appellandoci alla sua misericordia, lo preghiamo di non chiederci un euro.
Non solo perché non l'abbiamo, ma anche perché saremmo stolti a finanziare un avvenimento quale il Giubileo che, oltre a comportare oneri insostenibili, provocherebbe altri guai a Roma già piena di grane, caotica, lurida e infestata da profittatori di vario genere. Santità, ci lasci in pace. Ripetiamo: abbia pietà di noi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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