Politica

Quando governare vale un tirocinio

Aveva ragione Arrigo Sacchi quando sosteneva che "non devi essere stato cavallo per essere un bravo fantino". Ma forse il maestro di Fusignano non immaginava che un giorno non lontano sarebbe giunta l'era dell'uno-vale-uno.

Quando governare vale un tirocinio

Ascolta ora: "Quando governare vale un tirocinio"

Quando governare vale un tirocinio

00:00 / 00:00
100 %

Aveva ragione Arrigo Sacchi quando sosteneva che «non devi essere stato cavallo per essere un bravo fantino». Ma forse il maestro di Fusignano non immaginava che un giorno non lontano sarebbe giunta l'era dell'uno-vale-uno. Oggi soffia un vento favorevole al ritorno dei «migliori», l'Italia riscopre di colpo il valore di curriculum ed esperienza. Certo, poi arrivano assist così incredibili da trasformarsi in autogol. Il ministro per le Politiche giovanili e lo Sport, Vincenzo Spadafora, si è congedato dall'esperienza di governo con un lungo post su Facebook. «Per molti anni avevo seguito le questioni relative ai diritti per l'infanzia e dei giovani - ha scritto il deputato del Movimento 5 Stelle -, è sempre stato il centro del mio impegno». Fin qui tutto scontato, quello che fa alzare il sopracciglio viene subito dopo. Ammette Spadafora: «Non conoscevo invece il mondo dello sport, al quale mi sono avvicinato con curiosità, rispetto e attenzione». Tutte doti apprezzabili, per carità, ma che potevano essere dimostrate anche senza entrare in un Consiglio dei ministri. I social non gliel'hanno perdonata, con ironia più o meno sottile. E qualche dirigente delle federazioni sportive - parliamo sì di giochi, ma è un settore che secondo le stime vale tra il 3 e il 4 per cento del Pil nazionale - ha fatto notare di aver già intuito tale «verginità» in materia durante i diciassette mesi alla guida del dicastero.

Al di là della gaffe del singolo, che comunque segue a stretto giro l'uscita di Danilo Toninelli, ex titolare delle Infrastrutture («Abbiamo fatto di tutto. Perfino annientarci negli uffici a lavorare...», ha rivendicato con la consueta involontaria comicità), una riflessione è d'obbligo. Ora, nessuno chiede al prossimo ministro dello Sport di conoscere a menadito la differenza tra Metodo e Sistema, tutti i tipi di calci piazzati del rugby o di saper arbitrare una partita di badminton. Di sicuro, però, da chi ci governa è lecito aspettarsi un grado di competenza superiore a quello maturato con una sorta di praticantato sul campo. Come se il ministro dell'Agricoltura scoprisse al termine del mandato che il lavoro manuale è pesante, o il collega ai Rapporti con il Parlamento convenisse sul punto che in effetti, dal vivo, le Camere sembrano più piccole di come appaiono in tv. Fuor di metafora, stupefacente è quel paese in cui di rado ogni sapere è sistemato nella casella giusta, la cui classe politica si contorna di «task force» per arrivare a prendere una decisione.

E dove ciclicamente, come una fatica di Sisifo, ci si trova costretti a rincorrere i «tecnici» per salvare il salvabile, una volta realizzato che il tirocinio formativo al potere, ahinoi, non ha dato i risultati sperati.

Commenti