Politica

Quando la politica affoga nella pioggia

Quando i nubifragi investono le amministrazioni locali e diventano tema di scontro politico

Quando la politica affoga nella pioggia

"Piove, giunta ladra" si potrà dire; sì, in fondo il maltempo e i danni che provoca costituiscono l’occasione più gustosa nella quale un cittadino può mandare a quel paese i governanti. Ieri l’ultimo capitolo di una storia alluvionata è stato scritto a Roma Capitale, le immagini del corso di Francia trasformato in un affluente del Tevere in meno di due ore: ‘bomba d’acqua’ si chiama ora e pensiamo al modo in cui lo spirito popolare romano abbia potuto commentare l’ossimoro meteorologico. Chiaramente l’occasione è stata buona anche per una polemica politica vecchia quanto il diluvio universale: in questo caso ne ha fatto le spese la sindaca capitolina Virginia Raggi assieme a tutto il suo partito, il Movimento 5 Stelle, colto da una hybris greca, un contrappasso dantesco. Infatti quando era consigliera d’opposizione del sindaco Pd Ignazio Marino, la Raggi e gli altri pentastellati davano addosso al primo cittadino ogni qualvolta sulla Capitale si aprivano le cataratte del cielo, come nel 2015 ad esempio. Ma la questione, come detto, è più antica.

Il 4 novembre 1966 nell’inferno d’acqua di Firenze si mossero gli “angeli del fango”, giovani accorsi da tutto il mondo per salvare il più possibile il patrimonio artistico della capitale del Rinascimento. Quando l’Arno ruppe gli argini e allagò Firenze, sindaco era il democristiano Piero Bargellini. Lanciò un drammatico appello radiofonico (“Prego i possessori di battelli di gomma e di mezzi anfibi, anche in plastica, di farli affluire in Palazzo Vecchio, per gli immediati soccorsi sanitari, alimentari e di salvataggio. Importante è che vengano segnalati all'ufficio di Palazzo Vecchio i casi veramente urgenti e drammatici!”), chiamò a raccolta tutta la popolazione. Si mossero anche i bagnini della Versilia che arrivarono a Firenze con pedalò e gommoni per aiutare i soccorsi. Altra epoca, le Istituzioni erano rispettate e rappresentative di una comunità. I veleni dell’antipolitica non avevano ancora delegittimato qualsiasi ente e ogni autorità. Il 5 maggio 1998 una montagna campana, il Pizzo d’Alvano, si sfarinò franando su Sarno, Quindici, Bracigliano e Siano, a cavallo tra le province di Salerno e Avellino. 161 morti. Il centrosinistra allora al governo con Romano Prodi non aveva troppo desiderio di fermare i festeggiamenti per l’ingresso dell’Italia nell’euro, obbiettivo centrato il 2 maggio di quell’anno.

E poi chi li conosceva quei paesini sperduti dell’entroterra campano. La storia è ben diversa quando viene colpita una metropoli. Il 15 maggio 2020 una notte buia e tempestosa provoca un risveglio acquatico agli abitanti di alcuni quartieri di Milano come Niguarda e nella linea 2 della metropolitana, la verde, la spina dorsale dei trasporti sotterranei milanesi. Il fiume Seveso non ha retto alle piogge ed è andato a farsi un giro per le strade. Il sindaco Pd Beppe Sala se la prende con l’assenza delle vasche di laminazione, senza le quali il problema è destinato a ripresentarsi ciclicamente. Il 25 settembre 2020 una ventina di minuti di pioggia battente mettono Napoli in ginocchio: crolla una tettoia alla Pignasecca e la metropolitana collinare diventa adatta per il rafting più che per il trasporto ferroviario. Un duro colpo alla narrazione immaginifica del sindaco arancione Luigi de Magistris.

Il 15 luglio 2020 finisce sott’acqua Palermo. Diversi automobilisti si mettono in salvo uscendo dalle loro vetture intrappolate nell’acqua e allontanandosi a nuoto. Un padre e sua figlia vengono salvati all’ultimo minuto dai poliziotti, che li tirano fuori dall’auto. Ad annegare è invece l’eterna primavera del sindaco Leoluca Orlando. Il 4 novembre 2011 Genova finisce nell’occhio del ciclone mediterraneo Rolf. Sul capoluogo ligure si abbattono 900 millimetri d’acqua in 24 ore. Le vittime sono 6, gli sfollati 120. In via Fereggiano una madre 28enne cerca di salvare le figliolette di 1 e 8 anni rifugiandosi nell’androne di un palazzo: la piena del torrente Fereggiano esondato le travolgerà tutt’e tre. Nel mirino dell’opinione pubblica finiscono soprattutto la prima cittadina del Pd, Marta Vincenzi e il Presidente di Regione Liguria Claudio Burlando, anch’egli del Pd. Un’altra alluvione devasterà Genova il 9 e 10 ottobre 2014.

La polemica politica rovente sfocerà il 16 ottobre in un clamoroso scontro in diretta tv tra Michele Santoro e Marco Travaglio. Un’interruzione di Travaglio al governatore Burlando (“Risponda lei delle porcate che ha fatto in 30 anni!”) causerà la dura reprimenda di Santoro e il successivo abbandono dello studio da parte di Travaglio. Il fatto è che in Italia, soprattutto nelle aree metropolitane, si è costruito male dagli anni Sessanta almeno fino ai primi anni Novanta. La manutenzione del territorio e la pulizia dei tombini e dei canali di scolo non portano voti e fanno spendere soldi a casse comunali sempre più vuote anche a causa del patto di stabilità. Aggiungeteci che Legambiente ha censito nel 2020 ben 101 allagamenti da piogge intense, nonostante il numero di precipitazioni sia in costante diminuzione. Questo a causa della loro intensità tropicale. Oggi nell’occhio del ciclone è finita la sindaca di Roma Virginia Raggi. Ieri ci sono finiti amministratori pubblici di altri colori politici e domani la giostra tornerà a girare.

E non sarà sufficiente maledire tra i denti ‘Piove, giunta ladra!’.

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