Quanti disoccupati con il 5% Ecco chi dirà addio al Palazzo

Da Casini alla Meloni, l'alta soglia di sbarramento può creare un nuovo partito: quello dei politici senza lavoro

Quanti disoccupati con il 5% Ecco chi dirà addio al Palazzo

Il tasso di disoccupazione tra i politici di professione rischia di crescere dal prossimo anno. Se passa la riforma elettorale improntata al modello tedesco, tanti dinosauri del Parlamento devono dire addio alla «dorata» poltrona di Montecitorio. La soglia di sbarramento al 5%, contenuta nella proposta di legge elettorale su cui stanno convergendo Pd, Forza Italia, Lega Nord e M5S, produce un effetto immediato: l'esclusione da Senato e Camera dei deputati di partitini e movimenti civici nati solo per conservare il posto in Parlamento a leader e familiari.

La prima vittima di un'eventuale riforma elettorale sarà un politico che ha varcato per la prima volta le porte di Montecitorio nel 1983 alla giovanissima età di 28 anni: Pier Ferdinando Casini, da quel giorno, la poltrona in Parlamento non l'ha più mollata. Ha visto cadere i governi della Prima e della Seconda Repubblica: l'ex allievo di Forlani ha assistito al ciclone Tangentopoli, senza essere travolto, ha sostenuto premier di centrodestra come Silvio Berlusconi e di centrosinistra come Letta, Renzi e Gentiloni, senza mai perdere lo status di parlamentare. Ora, per l'ex presidente della Camera dei deputati la strada verso la pensione si fa in discesa. Casini con il suo partitino Centristi per l'Italia, nato dopo la scissione dell'Udc, difficilmente riuscirà centrare l'obiettivo del 5% per conservare lo scranno a Montecitorio. L'unica mossa per resistere è la richiesta a Matteo Renzi di una candidatura blindata nelle liste del Pd.

Quel 5% terrorizza un altro dinosauro della politica italiana: Angelino Alfano che, dopo l'addio a Forza Italia per sostenere i governi Letta e Renzi, ha fondato già tre partiti (Ncd, Area Popolare e Alternativa Popolare) con l'unico scopo di scongiurare l'addio alla poltrona. Il ministro degli Esteri minaccia, addirittura, di far cadere il governo Gentiloni se nella proposta di legge del Pd non sarà cancellato lo sbarramento al 5%: oggi Alfano incontra Renzi per ottenere risposte, non sui problemi dell'Italia, ma sulla sua rielezione in Parlamento. Nessuno vuole mollare la sedia: nessuno ha voglia di ritornare a lavorare. Anche perché, né Casini né Alfano hanno mai avuto un lavoro. Casini e Alfano seguiranno un altro «traditore» di Berlusconi: Gianfranco Fini. Alle elezioni politiche del 2013 gli italiani hanno spedito in pensione l'ex presidente della Camera. Oggi, Fini è impegnato a limitare le conseguenze dell'inchiesta della Procura di Roma sulla famosa casa di Montecarlo.

Un'altra vittima della nuova legge elettorale è un veterano dei Palazzi romani: Denis Verdini, l'ex braccio destro di Silvio Berlusconi, sta provando a mettere insieme un po' di sigle politiche, dagli ex di Scelta Civica al movimento Fare del sindaco di Verona Flavio Tosi, per ottenere la certezza di una ricandidatura in Parlamento. In bilico c'è anche la leader di Fdi Giorgia Meloni, data al 4,5%: l'obiettivo resta a un passo. Sfide impegnative per due formazioni debuttanti non ancora rilevate dai sondaggi: Stefano Parisi sogna di riunire sotto la sigla di Energie per l'Italia l'intero mondo dei moderati, da Gaetano Quagliariello e Raffaele Fitto, mentre il Movimento animalista di Michela Vittoria Brambilla testerà il proprio peso già alle prossime Comunali.

Tempi duri anche per gli eredi del Pci che sono cresciuti a pane e politica.

Lo sbarramento al 5% è la vendetta di Renzi contro Pier Luigi Bersani che con il nuovo partito Mdp non riuscirà a portare nemmeno un rappresentante a Roma. Stessa sorte per Stefano Fassina: Sinistra italiana è data al 2,4%. Per tutti c'è una sola prospettiva: la disoccupazione. A suon di vitalizio.

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