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Quattro scenari per un rebus che (non) è una lite come le altre

I legali di Siri in procura per fissare la data dell'interrogatorio

Quattro scenari per un rebus che (non) è una lite come le altre

Roma Revocare il sottosegretario che appartiene a un partito alleato che non è affatto d'accordo. Il caso è privo di precedenti in quanto, di fronte a un disaccordo così profondo, i governi seri aprono una crisi.

Primo scenario: Siri lascia. La speranza segreta del premier Conte, la disperata impuntatura del vicepremier Salvini. «Ma perché i Pm non vogliono sentire Siri?», chiede il capo leghista. Questione di principio. Eppure gli avvocati del sottosegretario, che hanno incontrato ieri i Pm, lo hanno chiesto. E i magistrati hanno risposto che faranno presto, anche se non è chiaro se Siri voglia essere interrogato o rendere solo dichiarazioni spontanee. Se comunque i magistrati si decidessero ad ascoltarlo per la prima volta a poche ore dal Cdm, lui si dimetterebbe. Probabilità: oramai 5%.

Secondo scenario: revoca senza fiatare. L'epilogo sognato dal premier Conte. Magari tra le «varie ed eventuali» del Cdm, il premier annuncerebbe di voler sottoporre al Quirinale il decreto presidenziale di revoca della nomina di Siri. Il ministro Toninelli si dichiarerebbe d'accordo, gli altri ministri starebbero in silenzio. La procedura di revoca non è prevista nell'articolo 10 della legge 400/1988 che regola l'attività del governo, dove si parla solo della nomina dei sottosegretari. Ma è chiaro che una nomina può essere annullata. Se ne desume che servirebbe, come per la nomina, un «decreto del presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Cdm, di concerto col ministro che il sottosegretario è chiamato a coadiuvare, sentito il Cdm». Una «conta» non è prevista, non è necessaria, né sarebbe vincolante. Probabilità: 35%.

Terzo scenario: revoca con discussione. Come nel caso precedente, il premier annuncia il suo dpr di revoca. I sei ministri della Lega insorgono ancor prima che da Toninelli possa uscire un «boh». Si accenderebbe una discussione, magari anche sull'eventualità di una «conta» che sancisca la spaccatura in seno al governo e resti a futura memoria nei resoconti (in alternativa: la richiesta di apporre ai verbali una nota in disaccordo). Qualora passasse l'idea di votare, Conte andrebbe comunque avanti, grazie agli otto ministri grillini. Probabilità: 45%. In subordine, Salvini potrebbe chiedere l'attivazione del fantasmagorico «comitato di conciliazione» previsto a pagina 6 del contratto di governo. Del tutto oscuro, anche ai medesimi contraenti, il suo funzionamento.

Quarto scenario: diserzione leghista. I ministri della Lega non si presentano al Cdm, Conte revoca Siri. Una crepa politica che difficilmente può essere considerata lite come le (tante) altre. Eppure ci hanno abituato a tutto.

Probabilità: 15%.

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